Flachi e Politano, un sol libro “Una vita rovesciata”. L’ex doriano: “Osimhen mancherà tanto a Bergamo”
A “Offside – Terzo Tempo”, format condotto da Luca Cerchione in onda su Twitch, è intervenuto Francesco Flachi, ex calciatore:
“Ho deciso di raccontare la mia storia nella biografia ‘Una vita rovesciata’, scritto insieme a Matteo Politano, per spiegare ai ragazzi cosa non bisogna fare se si vuole diventare professionisti. Spero che i miei errori siano di aiuto a tanti calciatori in erba. Fiorentina? Con Italiano si è aperto un ciclo: i giocatori non mancavano e l’allenatore ha esaltato le loro caratteristiche, bisogna dargli merito di aver dato un gioco e un’identità precisa alla squadra. Sta facendo un grande campionato, penso che possa ambire all’Europa. Ha lo zoccolo duro da cui può ripartire, non c’è la necessità di comprare tanti giocatori. Dove andrei se fossi Dybala? Con le sue qualità può andare in tutte le squadre, soprattutto nel calcio moderno dove atleti con la sua tecnica non se ne trovano. Il problema sono le cifre: per quello che chiede dovrebbe giocare davvero tutte le partite di una stagione, ma sappiamo che non è continuo a causa degli infortuni. Nella decisione della Juventus di non rinnovarlo c’è anche questo motivo: per ricevere un ingaggio molto alto devi essere sempre disponibile. Quando sta bene è un giocatore di cui non puoi fare a meno, ma non sempre sta bene. Poi credo che i piani della Juve per la prossima stagione saranno di passare al 4-3-3 e prendere Zaniolo al suo posto. Batistuta? Per anni sono stato accanto a lui nello spogliatoio, era una macchina da guerra. Inizialmente faceva fatico dal punto di vista tecnico, un po’ come Osimhen, ma si è sempre allenato bene. In sei anni avrà saltato nemmeno dieci allenamenti. Ha lavorato duro per raggiungere quel livello. Aveva un grande carisma, è sempre stato un trascinatore. La Rebook produceva delle scarpe speciali per lui, con una pelle molto fine e lui le cambiava ogni partita perchè le consumava. Poi era solito indossare il numero 41, nonostante portasse il 43, e quando gli chiedi perché lo faceva mi rispose ‘perché devo distruggere il pallone’, e così faceva. Distruggeva sia il pallone che la scarpa, quando calciava. Dopo anni che entrambi avevamo smesso, l’ho incontrato ad una partita di calcio fiorentino, quello che si gioca nella sabbia ed in cui ci si picchia di santa ragione. Mi disse ‘il rimpianto più grande della mia carriera è non averti reso un grande calciatore’. Sento ancora nella mia testa quelle parole: il suo rimpianto è il mio stesso. Questi sono i motivi che mi hanno spinto a raccontare la mia storia. Ho giocato anche con Pioli, grande compagno di squadra, grande giocatore e grande uomo. È una persona vera e tutti i giocatori allenati da lui gli vogliono bene. È molto schietto e non si può volergli male. Scudetto? Mancano otto partite: sono tante e guardando il calendario il Napoli ha tre partite molto difficili. È un campionato particolare, l’Inter sta facendo fatica anche a livello fisico, la vedo molto più lontana. Il Napoli è lì, nonostante abbia avuto tante defezioni: merito di Spalletti che ha gestito bene il gruppo durante i periodi con tante assenze. Osimhen? Mi ricorda Weah. È un trascinatore, è importante averlo in squadra. Ha una cattiveria calcistica che trascina la squadra ed il pubblico, ed è l’arma in più degli azzurri. A Napoli non si è ambientato subito, nonostante tutti i suoi stop dovuti a due infortuni gravi ed al Covid. Per avere la sua maglia autografata, così come le tre di Insigne nella scorsa stagione, ti ho rotto le palle un bel po’ (riferendosi a Luca Cerchione e ridendo, ndr). In realtà le ha volute tutte mio figlio Tommy: il ragazzino ne capisce di calcio! Ammonizione Osimhen contro l’Udinese? Non è semplice per l’arbitro decidere in una frazione di secondo. Se il Napoli riesce a superare bene questo trittico – Atalanta, Fiorentina e Roma, ndr -, può aggiungere un tassello importante per la corsa Scudetto. Con l’assenza di Osimhen a Bergamo, il Napoli perde tanto, ma l’esperienza di Spalletti può far sì che l’assenza del nigeriano non pesi così tanto. Insigne? Bisogna trovarsi di fronte ad un contratto da oltre cinquanta milioni di euro per poterlo giudicare. Sono cifre importanti quelle che riceverà, la scelta non era semplice, ha avuto coraggio. Io rifiutai quindici milioni dal Monaco per restare alla Sampdoria, perché quello che mi ha dato il popolo doriano non poteva essere paragonato ai soldi. Lì ho ricevuto tanto affetto. Se avessi potuto dare un consiglio a Lorenzo, gli avrei detto di restare a Napoli, ma se il rapporto con Adl era ai minimi termini, allora la scelta di andar via è stata la migliore. A Firenze mi è mancato lo Scudetto. Negli anni di Trapattoni credo ci sia mancato solo qualcosa a livello societario, ma eravamo pronti per vincere: c’erano alcuni problemi nello spogliatoio, fu un grande peccato. Sostituto di Insigne? Se il Napoli vincesse lo scudetto si aprirebbero tante porte. Ma se dovessi scegliere, prenderei Berardi: ha 28 anni ed è al massimo delle sue potenzialità. La coppia Flachi-Bazzani? Sono molto legato a Fabio, abbiamo condiviso quattro anni importanti. Lui era un trascinatore. Essendo fiorentino sentivo molto la pressione quando giocavo contro la Viola. In una partita lui mi disse che dovevo stargli vicino in campo. Su una palla inattiva diede una gomitata a Jorgensen e gli disse ‘benvenuto a Marassi’. Grazie a lui siamo stati paragonati alla coppia Vialli-Mancini. Tra i compagni più importanti che abbia avuto nella mia carriera devo menzionare Francesco Montervino: il trampolino di lancio è stato Ancona, dove ho segnato dieci gol in diciassette partite. Ciccio è stato quello che mi ha inserito nel gruppo e nella città, se non fosse stato per lui non mi sarei espresso a quei livelli. Bettarini mi ‘portava a donne’? Lui ne aveva tante, io ero fedele a mia moglie (ride, ndr). Italia al mondiale? Mi pongo una domanda: a Dubai vogliono Cr7 o l’Italia? La risposta non mi fa ben sperare. Chi, tra i miei compagni, poteva fare una carriera più importante? Ciccio Baiano, se non avesse avuto gli infortuni.
Io ho imparato tanto da lui, eravamo simili fisicamente e mi ha insegnato tutti i movimenti che ero solito fare. Devo ringraziarlo, è stato un insegnante per me. Per problemi caratteriali, invece, Morfeo avrebbe potuto fare di più. Sono convito che sarebbe potuto essere il 10 più forte di tutti. Nonostante la testa, ha comunque vinto uno Scudetto con il Milan. Aveva delle qualità impressionanti. Fallimento dell’Italia di Ventura? Ho avuto il mister a Genova, mi diede la possibilità di mettermi in mostra, negli anni è cambiato molto, si è evoluto. La fortuna degli allenatori la fanno i calciatori, forse lui non aveva una squadra adatta per andare al mondiale. Atalanta-Napoli? L’assenza di Victor pesa tanto ma il Napoli ha i giocatori giusti per sopperire alla sua assenza. Spalletti ha gestito benissimo la squadra, anche chi entra dà sempre il massimo. L’Atalanta si è ripresa nelle ultime gare, è riuscita a sopperire ai problemi legati all’assenza di Zapata con due punte. Il Napoli può fare risultato: ha la forza e l’esperienza adatte. Ha una percentuale alta di vincere il tricolore. Inzaghi? Ci ho giocato insieme e gli ho sempre detto che non avrei mai immaginato sarebbe diventato un grande allenatore. Gliel’ho detto più volte anche in faccia, per questo mi ha sempre voluto bene. Da calciatore non aveva la personalità che sta dimostrando da allenatore. Se non vincerà quest’anno lo scudetto, lo vincerà nei prossimi anni. È uno dei migliori, è scritto nel suo destino. Differenze tra Adl e Cecchi Gori? Non conosco il presidente del Napoli, ma mi sembra uno molto impostato, che sta sulle sue. Vittorio era uno spasso, era un grande e simpatico uomo, mi ha dato tanto”.