Automobilismo – Il motore Ferrari è tornato a ruggire
In quest’area tecnica così centrale gli ingegneri si sono scervellati per due anni e l’indizio di un nuovo futuro s’era avuto già nella scorsa stagione. La macchina di Charles Leclerc aveva compiuto un salto di qualità già in settembre a Sochi (e quella di Sainz nel successivo GP) grazie a una parte elettrica (Ers) che introduceva il 2022.
Gli ingegneri hanno poi rivisto l’intero V6 reinventando l’accensione, compito reso ancora più arduo dall’aumento della percentuale di biocarburante presente nelle benzine (il bioetanolo è passato dal 5,75 al 10%, quasi un raddoppio), il che ha depresso le potenze. Il problema della Ferrari non erano però i cavalli in valore assoluto, ma il ritardo dalla concorrenza. «Venticinque cavalli in meno che crediamo di aver recuperato, se non ne abbiamo qualcuno in più», diceva Mattia Binotto già prima dell’inizio di questo Mondiale. E visto in Bahrain quanto poderosamente le Rosse siano in grado di accelerare all’uscita delle curve si può dire che, sì, tra potenza e coppia la Ferrari ha superato la Mercedes. E non patisce i malfunzionamenti che domenica in Bahrain hanno prima rallentato e poi fermato le Red Bull. Un bel vantaggio, considerato che il regolamento blocca sino a fine 2025 ogni evoluzione che non sia finalizzata all’affidabilità.
ANCORA PRUDENTI
E non è finita qui, nel senso che nel primo GP i tecnici di Maranello hanno usato il motore al di sotto del suo potenziale, per non avvicinare in alcun modo i limiti di affidabilità prima di averli ben individuati. La potenza verrà aperta gradualmente nei prossimi GP – non ancora del tutto nel prossimo weekend in Arabia Saudita, nonostante quella pista richieda molto al motore – ed è probabile che la seconda power unit dell’anno possa debuttare già tra quattro o cinque gare (molto presto dunque: si tenga conto che non bisogna usare più di tre power unit nell’anno, per evitare penalizzazioni), una volta messa in sicurezza l’affidabilità con una specifica evoluzione.
La qualità del nuovo cuore è confermata dal progresso, netto e al di sopra di ogni attesa, da parte dei due team clienti di Maranello: l’Alfa Romeo, che l’anno scorso faticava maledettamente pur potendo contare su Kimi Raikkonen e Antonio Giovinazzi, quest’anno s’è piazzata in terza fila al via con Valtteri Bottas ed è andata a punti anche con Guanuy Zhou, primo cinese di sempre in un GP di Formula 1. La Haas, che aveva richiamato Kevin Magnussen all’ultimo istante dopo l’esonero del russo Mazepin, ha chiuso con il danese quinto (salutato dal team principal Günther Steiner al suo modo: «Bentornato fottuto vichingo!») e Schumino a un passo dai punti. Globalmente tre squadre motorizzate Ferrari nei primi sei posti, e sei motori di Maranello nei Top 11, laddove l’anno scorso le Rosse erano state staccate di oltre un minuto e i team clienti di una quaresima. A cura di Fulvio Solms (Cds)