Cannavaro: “Sembra che nessuno voglia mettere la freccia; Osimhen spietato come Casiraghi”
«In bici?». «Solo una piccola uscita in mattinata, fino a Licola e Varcaturo. Pochi chilometri per restare in forma». Fabio Cannavaro ha una seconda passione, quella del ciclismo. La prima resta sempre il calcio, in attesa della panchina su cui valga la pena accomodarsi. «Per lo scudetto il mio cuore dice Napoli, ma quei tre punti in più del Milan ora dicono che sono i rossoneri in vantaggio su tutti».
Cannavaro, una volatona tipo Milano-Sanremo. Nel ciclismo vince chi parte da dietro. E qui? «E qui è sempre meglio avere il muso avanti. Soprattutto in una stagione dove pare che tutti stiano a farsi i complimenti e dove pare che nessuno voglia veramente vincere questo scudetto. In ogni caso, chi arriva secondo sarà lì ad avere rimpianti per anni per la grande occasione gettata al vento in questo campionato unico».
In effetti, l’andatura dice che a 82-83 punti si può essere primi? «Magari anche di meno. E quando è capitata una quota così bassa? E quando potrà ricapitare? Però questo fa sì che sia un campionato divertente, equilibrato, dove non c’è mai una partita in cui sei sicuro di conquistare tre punti. Per certi versi, avvincente per la sua gigantesca incertezza. Certo, un delitto non vincerlo perché ognuno pare volerlo regalare agli altri».
Il Napoli ha tutte le carte in regola? «È lì, se la gioca. Ha un gruppo compatto, che si conosce da anni. E Spalletti ha avuto un grande merito: non ha mollato mai. E la squadra non ha perso contatto con la vetta della classifica anche nel momento buio delle assenze di Osimhen, Anguissa, Koulibaly e di tanti altri. Assenze pesantissime. Eppure è in quelle settimane il capolavoro di Spalletti. Non ha consentito ai superstiti azzurri di darsi alibi».
Un grande merito del tecnico? «Un miracolo. Restare in scia e adesso giocarsela ad armi pari. Però io mi stupisco ma fino a un certo punto: anche con Rino (Gattuso, ndr) questa squadra aveva raggiunto alte vette di prestazioni e di affidabilità. E il gruppo è lo stesso».
Dopo la sconfitta con il Milan il morale sembrava a pezzi. «Vero che non è mai bello uscire dalle coppe europee, ma l’eliminazione da parte del Barcellona ha aiutato a rialzarsi in fretta: la testa è andata tutta alla corsa per lo scudetto. E le energia mentali sono fondamentali».
Lei è spesso in bici per le strade del litorale flegreo e domizio. Perché non si ferma al centro tecnico di Castel Volturno? «Lo farò volentieri. Ho voglia di parlare con Spalletti. Ma aspetto che le restrizioni anti-Covid si attenuino per poter entrare al campo di allenamento senza patemi».
L’Inter sta dando una grande mano a tutti? «Anche con la Fiorentina ho visto delle difficoltà ed è difficile da capire perché da un certo momento in poi i nerazzurri hanno perso smalto, persino entusiasmo. Ho visto venir meno una di quelle doti che avevano: vincere le partite sporche. Non hanno più questa capacità. E non è una questione di poco conto per chi vuole vincere un campionato».
Appunto, come si arriva davanti a tutti in questa volata dove tutti sgomitano? «Bellezza o bruttezza del gioco vanno messe da parte. Sinceramente? A chi volete che importi a questo punto. Conta essere essenziali, sfruttare gli episodi. Bisogna andare in campo e vincere. Punto e basta».
Su questo c’è Allegri che è un maestro. «Max è un bugiardo quando dice che non ci crede alla rimonta per lo scudetto. Lui più lo ripete e più penso che davvero è convinto di poterci riuscire. E fa pure bene. Dopo la sosta c’è l’Inter e quella partita ci dirà tante cose».
Ma è la Juve che è peggiorata o gli altri club sono cresciuti? «La Juventus ha perso la solidità in difesa, Bonucci e Chiellini hanno giocato poco. Ma le altre hanno fatto passi avanti importanti».
Perché il Napoli può vincere? «Mi piace il fatto che stanno lì a provare le cose, cercano gli uomini tra le linee, sfruttano la profondità, sanno difendere. E poi sono tifoso da quando avevo 4 anni, è dai tempi di Maradona che la mia città aspetta di vivere un momento così bello».
Da difensore, storico Pallone d’Oro, Osimhen impressiona anche lei? «Su quattro cross che gli fanno, ti fa tre gol. Per il suo senso della porta, per la sua spietatezza mi ricorda il mio amico Casiraghi. Poi ha coraggio: mette la testa, anche se si è rotto lo zigomo e quasi restava senza un occhio, senza mai pensarci su mezza volta».
La difesa della serie A che più le piace? «Koulibaly è gigantesco e i risultati sono evidenti. Ma Pioli anche ha lavorato bene sui due suoi centrali, una coppia come quella di Tomori e Kululu dà grandi certezze. E infatti il Milan prende pochissimi gol. E da noi vince sempre la difesa migliore».
Dia un consiglio agli arbitri per evitare di finire travolti dalle polemiche. «Il Var utilizzato bene è un vantaggio, troppo scredita gli stessi arbitri. Non deve sostituirli. Deve tornare a essere quello che doveva essere: un sostegno all’occorrenza ma non è che ogni azione deve essere rivista al monitor e al microscopio. Non ha senso».
Lo striscione a Verona con l’invito a bombardare Napoli? «Sono cose da stadio, non mi hanno ferito da napoletano. E non dovrebbero ferire nessuno. È una scritta che non rappresenta Verona. Siamo stati in un ristorante io e Ciro (Ferrara, ndr) e ci siamo messi a cantare le canzoni napoletane con tutti. E tutti le conoscevano a memoria».
Tra noi e il Qatar potrebbe esserci il Portogallo. «Ma anche la Turchia non sarebbe una passeggiata. E prima ancora a Palermo la Macedonia. Abbiamo buttato al vento un bonus a Roma con la Svizzera, non esiste non andare al Mondiale per otto anni. Sarebbe un disastro per tutti. Mancini troverà le risorse per riuscire a qualificarsi».
Lei c’era in quel playoff Italia-Russia del 1997. «Era una doppia sfida, il ritorno nella mia Napoli. Eravamo i favoriti e Maldini ci accompagnò con molta tranquillità».
Il campionato ha dato una mano all’Italia? «Scamacca, Raspadori, Tonali hanno fatto bene. La fortuna mi pare non dare una grande mano: l’infortunio di Di Lorenzo non è una bella notizia».
Serve il migliore Insigne? «Certo, rispetto a un anno fa il suo rendimento è diverso. Ma queste sono notti in cui se fai bene cancelli ogni cosa. Anche le cose fatte male fino a quel momento».
Giusto escludere la Russia dai Mondiali? «Sì. Il calcio non è un mondo a parte. Doveva dare un segnale e lo ha dato».
Lei è uno degli ambasciatori di Napoli e dell’Italia nel mondo. Ma in quanti le hanno chiesto di dare una mano a prendere il Napoli? «Mi capita spesso qua e là nel mondo che mi chiedano notizie. Però penso che De Laurentiis sia un presidente solido e con un progetto serio. Li sento anche io i tifosi che pensano che poteva e doveva spendere di più. C’è ingratitudine. Ma perché? Da più di dieci anni è sempre tra le prime in Italia, il segnale di un progetto di primo piano».
P. Taormina (Il Mattino)