Amarcord – Rubrica di Stefano Iaconis: “Era bellissimo”

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Erano tempi, nei quali, di una partita si parlava per mesi. Una vittoria veniva scritta sui muri della memoria. Vittorie rare. Eppure indimenticabili. Come quella che venne in quell’ultimo giorno di settembre del 1982. Non se la ricorda più nessuno. Fu una vittoria straordinaria. Primo turno di coppa Uefa, sorteggio contro la Dynamo Tbilisi. Proibitivo. Quattro anni prima li avevamo già incontrati, quei diavoli in bianco. La Dynamo di Ramat Shengeljia. Uno squadrone. Era ancora l’Unione Sovietica. Nel cui torneo militavano squadre temutissime. Il generale inverno si affacciava già ai primi di settembre, su campi con neve ai bordi del terreno di gioco e palloni da gioco di colore rosso. La tv rimandava immagini di stadi dove decine di colbacchi di pelo d’orso in file ordinate, rendevano la scenografia suggestiva. Oleg Blokin, l’ala sinistra di un’altra Dynamo, quella di Kiev, era una sorta di troll calcistico che una volta ogni tanto, con la sua nazionale, veniva fuori dalle nebbie di una nazione calcistica temutissima. Nella sfida precedente, quella del 1978, ancora al primo turno, il Napoli era stato liquidato in maniera perentoria. Battuto due a zero nel freddo settembrino della Georgia, non era stato capace di rimontare al San Paolo. E sembrava dovesse ripetersi di nuovo. A Tblisi perdemmo, si, ma stavolta per due a uno. Ancora si parla, dove il tifo è canuto, del gol di Ramon Diaz, scugnizzo dalla faccia di indiano Apache. Segnò un gol clamoroso. Una bordata da trenta metri impressionante, dopo un dribbling. Una saetta di sinistro nell’angolo lontano. Il gol del pareggio. Poi la Dynamo si impose, ma soffrendo. Ancora il suo totem, Shengeljia, a castigarci. La notte in cui la Dynamo venne a Fuorigrotta, accadde un miracolo. Il San Paolo era stracolmo. C’era aria di impresa. E fu impresa. Al minuto cinquantotto di una partita magnifica, ci fu un calcio di punizione dal limite per gli azzurri. Diaz, ancora lui, slacciò un sinistro terrificante. Gabelia, il portiere della Dynamo respinse corto. Sulla palla si precipitò Dal Fiume. Quando spinse la palla in rete, lo stadio venne giù. Il boato fu impressionante. Una specie di boato Renica al centodiciannovesimo, per intenderci. Il Napoli scollinò ai sedicesimi. Era raro a quel tempo, accadesse. Fuorigrotta, quando accadeva, impazziva. Sognavamo la Coppa dei campioni. Di arrivarci da campioni d’Italia. Erano tempi nei quali di una partita si parlava per mesi. Ed era bellissimo.

Factory della Comunicazione

Stefano Iaconis

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