Otto giorni fa Luis Vinicio lo aspettava a pranzo per la festa dei 90 anni. Pino Wilson si scusò: non riusciva a spostarsi da Roma a Napoli. Il capitano della Lazio che vinse lo scudetto del 74, quella dei campioni e dei revolver, si è spento ieri a 76 anni, stroncato da un ictus. Wilson, tra i figli prediletti dell’allenatore Tommaso Maestrelli, era una bandiera biancoceleste. In serie A aprì e chiuse la carriera con quella maglia, dopo due esperienze in Nord America (Cosmos New York e Montreal) e la squalifica di tre anni per il calcioscommesse, cancellata dall’amnistia dopo il trionfo dell’Italia al Mondiale dell’82. Alla Lazio era arrivato dopo cinque formative stagioni nell’Internapoli, che negli anni Sessanta era l’altra squadra della città dove Pino era tornato da bambino. Nel 68 su quella panchina, ambiziosa squadra di serie C che sognava il derby col Napoli, arrivò Vinicio, O Lione. Una stagione straordinaria, con la promozione in serie B sfiorata da una squadra in cui vi era un’altra futura stella della Lazio, il bomber Giorgio Chinaglia. A fine campionato Wilson si trasferì a Roma, dove sarebbe diventato leader della squadra che vinse lo scudetto con il maestro Maestrelli. In quella squadra si sarebbero nuovamente intrecciate le strade di Wilson e Vinicio, che andò alla Lazio dopo aver sfiorato lo scudetto a Napoli. E pochi giorni fa Luis avrebbe voluto brindare ai suoi 90 anni anche con il vecchio allievo Pino.
F. De Luca, Il Mattino