Il Napoli e la lezione dei club che si arricchiscono con i vivai
Il Napoli non ha una struttura propria come diversi club italiani e stranieri
La partenza di Insigne suggerisce una riflessione su quanto ben poco, anzi per niente, il Napoli abbia sfruttato il suo settore giovanile. E questo anche alla luce di un interessante studio pubblicato dal Cies, il centro internazionale di studio dello sport che ha sede presso l’università di Neuchatel in Svizzera. Andando via Lorenzo, non ci saranno più napoletani nel Napoli. Nessun calciatore cresciuto nel vivaio utilizzato dall’allenatore di turno non per una manciata di minuti, a partita già ampiamente vinta o persa.
Il Napoli non ha una struttura per il settore giovanile, che è diviso tra lo stadio di Cercola, dove è di scena la Primavera che sta vivendo l’ennesimo mediocre campionato, e il campo Kennedy, dove giocano le altre squadre del vivaio. Non vi è stato mai un progetto di sviluppo di una struttura da sempre pilastro nella storia del Napoli. Giova ricordare che nell’anno del primo scudetto (1987) vi erano, tra titolari e riserve, sette giocatori cresciuti nel vivaio azzurro, a cominciare da Ciro Ferrara, futuro nazionale e capitano nel post Maradona.
La partenza di Insigne suggerisce una riflessione su quanto ben poco, anzi per niente, il Napoli abbia sfruttato il suo settore giovanile. E questo anche alla luce di un interessante studio pubblicato dal Cies, il centro internazionale di studio dello sport che ha sede presso l’università di Neuchatel in Svizzera. Andando via Lorenzo, non ci saranno più napoletani nel Napoli. Nessun calciatore cresciuto nel vivaio utilizzato dall’allenatore di turno non per una manciata di minuti, a partita già ampiamente vinta o persa.
Il Napoli non ha una struttura per il settore giovanile, che è diviso tra lo stadio di Cercola, dove è di scena la Primavera che sta vivendo l’ennesimo mediocre campionato, e il campo Kennedy, dove giocano le altre squadre del vivaio. Non vi è stato mai un progetto di sviluppo di una struttura da sempre pilastro nella storia del Napoli. Giova ricordare che nell’anno del primo scudetto (1987) vi erano, tra titolari e riserve, sette giocatori cresciuti nel vivaio azzurro, a cominciare da Ciro Ferrara, futuro nazionale e capitano nel post Maradona.
Il Napoli non solo non ha tirato su altri giocatori per la prima squadra dopo Insigne, ma neanche ha fatto cassa cedendoli. Lo studio del Cies è basato sugli introiti dei club europei che hanno ceduto prodotti dei loro settori giovanili dal 2015 in poi. Le società che hanno incassato di più sono il Benfica (379 milioni), il Real Madrid (330) e il Monaco (285). La prima tra le italiane è l’Atalanta (211), storica fucina di talenti. Ma nella lista ci sono anche la Fiorentina (95), Genoa (52), Empoli (49) e Cagliari (45).
E’ evidente che valorizzare i prodotti del settore giovanile, attraverso un lavoro che richiede investimenti e tempo, sarebbe particolarmente utile nella fase di austerity che De Laurentiis ha deciso di voler seguire, a prescindere dal risultato di questa stagione, dopo la pandemia. Altri Insigne potrebbero qui crescere.
Fonte: F. De Luca (Il Mattino)