“Il Mattino” mette in campo Napoli e Barcellona. Le formazioni e il grafico
Sogni spalancati. È una notte di vertigini che elettrizza Napoli e il Napoli. Sarà (quasi) esaurito il Maradona per la gara con il Barcellona, 38mila spettatori, per la rivincita degli ottavi di Champions di due anni fa. L’avversario più difficile che possa esserci per andare avanti nella coppetta figlia di un dio minore che, però, se la vinci ti dà gioie, gloria e il pass per la Champions (come è il caso del Villarreal). È la partita nel nome di Diego Maradona, tra la squadra che più ha amato e quella che ha rinnegato per venire qui. Senza mai un pentimento. Nello stadio che porta il suo nome. L’Europa League varca le terre da cui non si torna: stasera nessuna prova di appello, nessun tempo per rimpianti o recriminazioni. La bellezza, lo spettacolo. Chissà. La realtà racconta invece di un Napoli che vuole essere sempre più pratico e dove al centro del progetto veleggia colui che dovrebbe realizzarlo: Victor Osimhen. Guiderà lui l’attacco degli azzurri perché questa squadra non può fare a meno di lui, dei suoi strappi, dei suoi allunghi. Non c’è nulla di male: il Napoli è Osimhen-dipendente. È il simbolo del Napoli di Spalletti. Dice l’allenatore che «sono i compagni che devono adattarsi a lui». Insomma, è la punta del compasso su un bel foglio di carta. Ed è normale che sia un giocatore felice. Nell’allenamento a porte aperte del mattino, quando perde la gara, divertito si mette a fare le flessioni punitive chi ha perduto la scommessa. Ma è un gruppo sereno che arriva al match con i catalani. Che per due giorni si è confrontato per capire perché è andato così vicino a precipitare nel pozzo a Cagliari. Ma che è sicuro si sia trattato solo di una parentesi nera di una stagione che è ancora nel pieno delle gioie da poter regalare. P. Taormina (Il Mattino)