Edy Reja a “Il Mattino”: “Cagliari? Spalletti saprà caricare al meglio la squadra. Il pari di giovedì farà crescere l’autostima”
Il doppio ex, ora c.t. dell'Albania intervistato da "il Mattino"
Doppio ex Reja nell’intervista al Corriere dello Sport, si proietta sulla sfida di domani Cagliari-Napoli e sul momento degli azzurri. «Io, Mazzarri e Spalletti siamo uniti da un filo: ognuno di noi per il Napoli ha recitato un ruolo fondamentale nella storia del club e in questo lungo processo di crescita. Ora Luciano deve riuscire a completare il disegno vincendo lo scudetto». Edy Reja, ora ct dell’Albania, porta nel cuore il Cagliari: in sette mesi da allenatore lo ha condotto alla promozione in serie A.
Ma è il Napoli un pezzo, autentico, del suo cuore: cinque anni e 188 panchine tra campionato e coppe. «Chi è passato per lì non può dimenticare mai cosa significa essere l’allenatore degli azzurri. Perché a Napoli non sei mai solo l’allenatore della squadra».
Reja, è un Napoli che può lottare fino alla fine per il titolo? «Ho conosciuto Spalletti tanti anni fa a Udine e devo dire che è molto simile a quello di allora, come carattere, come filosofia del linguaggio, come attenzione agli atteggiamenti. A Napoli sta facendo bene e lotterà con l’Inter fino alla fine. Con tutto il rispetto per il Milan».
Cagliari e Napoli. Cosa rappresentato per lei? «Una gioia riportare il Cagliari in A. Con il pubblico sardo ho subito avuto un grande feeling, magari un po’ meno con Cellino. Ma come faccio a dimenticare Zola che era il mio capitano e che appena mi vedeva mi chiedeva: Mister, che cosa c’è da dire oggi alla squadra?. Ma gli anni a Napoli sono un ricordo indelebile, pure quando sono tornato dopo, da avversario, non sono mai riuscito a sentirmi un nemico. Perché a Napoli non sei solo l’allenatore della squadra, sei molto di più. E questo lo sta capendo anche Spalletti».
Mazzarri, ora alla guida del Cagliari, il suo vero successore? «Sì, è lui che ha fatto fare il passo successivo di crescita alla squadra che io avevo guidato per cinque anni. Ha avuto straordinari fenomeni come Cavani, i miei budget erano assai più limitati. Ma il carattere di Mazzarri ora è in questo Cagliari che lotta per la salvezza. E il Napoli deve fare molta attenzione».
Non è facile passare dal Camp Nou ai 10mila dello stadio del Cagliari? «Non lo è. Ma su questo nessuno è come Spalletti, un vero maestro. Sappiamo bene che ha l’esperienza e le capacità per scuotere i suoi per evitare che possano approcciare alla partita con la mentalità sbagliata. Il Napoli è una squadra che, al completo, senza questi infortuni, avrebbe chance di scudetto ancora più alte. Anguissa, per esempio: è un peccato che non ci sia domani».
Cosa l’ha colpita di questo Napoli? «La crescita individuale di tanti giocatori che anche con Gattuso avevano un buon rendimento ma che quest’anno stanno dimostrando di essere davvero fortissimi. Penso a Fabian ma anche a Koulibaly e a Rrahmani. Ho visto il calendario e, dopo il big match con il Milan, mi pare che sia piuttosto favorevole alla squadra azzurra».
In Italia vince sempre chi prende meno gol? «Sempre. La sicurezza che ti dà la fase difensiva aiuta anche a far meglio a chi sta davanti. E nel caso del Napoli sono dei fucilieri gli attaccanti azzurri. Con in più Zielinski che non è una punta ma segna come se lo fosse».
Perché pensa che l’Inter sia favorita? «Non era così scontato che dopo l’addio di Conte, i nerazzurri mantenessero un passo così alto. Inzaghi ha trovato una tavola apparecchiata, ma sopperire all’addio di Lukaku non era semplice. Ma il Napoli anche nello scontro diretto ha dimostrato di non essere così indietro…».
Osimhen è l’uomo che può fare la differenza? «Quando parte non lo prende nessuno. Certo, un po’ anarchico lo è, ma come si ingabbia un tipo del genere? Non si può fare, bisogna stare dietro ai suoi strappi, bisogna che tutti quelli vicino a lui si adattino. Però, per la sua forza straripante, vale la pena mettersi al servizio di uno così forte».
Barcellona e l’Europa League possono dare noia nella corsa al campionato? «No, no. Anzi. Pareggiare col Barcellona aiuta a far crescere l’autostima. Passare il turno, arrivare agli ottavi di finale sarebbe un grande traguardo. La rosa, poi, mi pare completa per poter lottare anche in Europa. Io non rinuncerei mai a nulla ma penso che pure Spalletti la pensi come me. Sennò al Cam Nou avrebbe fatto scelte diverse».
Il Reja ct preoccupato per la Nazionale? «Sì, perché tutti pensano già al Portogallo. E invece c’è la Macedonia del Nord con cui prima bisogna fare i conti. Mancini lo sa bene, ho sentito che ha già messo in guardia tutti. Bisogna arrivare preparati ai playoff, perché sennò si rischia di restare ancora fuori dai Mondiali».
Lei è andato vicinissimo ai playoff. «Senza cinque positivi al Covid nella gara decisiva con la Polonia, forse saremmo ancora in corsa per il Qatar. Quello che stiamo facendo con l’Albania è un lavoro molto importante e nel 2024 speriamo di qualificarci per l’Europeo».
Fonte: P. Taormina (Il Mattino)