Dalbert (dif. Cagliari): “Il Napoli? Abbiamo le nostre qualità per potercela giocare. Spalletti fondamentale per la mia carriera”
Il difensore del Cagliari parla anche di Mazzarri e di Pavoletti nell'intervista al CdS
Il brasiliano lanciato in nerazzurro da Spalletti:
« Dobbiamo puntare tutto sulle nostre qualità e se diamo il cento per cento, facendo quello che ci dice il mister, possiamo anche vincere». Ha le idee chiare il laterale sinistro brasiliano Dalbert che, trovata la miglior forma, si è messo a disposizione di Walter Mazzarri diventando uno dei punti fermi del Cagliari versione 2022. Due anni all’Inter con un quarto posto finale al quale ha dato il suo contributo con ventisei presenze, un gol e un assist, per poi iniziare con il giro di prestiti. Prima alla Fiorentina, dove si è rivelato essere un ottimo assist-man e poi in Francia prima di arrivare in Sardegna per cercare il rilancio. La società rossoblù lo ha preso dall’Inter con un prestito con diritto di riscatto già fissato a sette milioni di euro, ma fondamentale sarà, per garantirgli un futuro nell’Isola, centrare una salvezza che passa anche dalla delicatissima sfida di lunedì alla Unipol Domus contro un Napoli lanciato in Italia e in Europa.
Quanta paura fa un Napoli capace di sfiorare il successo in casa del Barcellona? «Una bella squadra, l’ho vista da spettatore all’andata perché ero infortunato. Ci sono tanti giocatori forti ma dobbiamo pensare ad essere altrettanto forti noi per provare a fare la differenza con i nostri giocatori. Testa alla nostra qualità, anche perché pur avendo obiettivi diversi possiamo giocarcela».
Se dovesse tracciare un bilancio di questa stagione, si ritiene soddisfatto? «Abbiamo iniziato male, senza fare ciò che avremmo voluto. Ora ci siamo rimessi in pista, stiamo meglio e abbiamo fiducia e stanno arrivando anche i risultati. La strada per la salvezza ora è quella giusta, ma dobbiamo continuare così».
Cosa non andava? «Non siamo stati fortunati perché tanti episodi ci andavano contro. Con il mister abbiamo continuato a lavorare tanto. La vittoria, poi, aiuta sempre perché l’umore migliora e tutto va per il meglio. Il calcio è gioia e i successi ti portano a stare meglio».
E il suo bilancio? «Sono sereno e lavoro tranquillamente. Qui siamo una famiglia unita e ora sto trovando le misure».
«Se non ci fosse stato quell’infortunio al ginocchio a rovinare il girone di andata… «Magari avrei ingranato molto prima. Non mi era mai capitato di avere tanti infortuni così ravvicinati prima d’ora ed è stato faticoso sia mentalmente che fisicamente recuperare. Ma ora sto bene e sono sereno, pronto per tornare a grandi livelli».
Cagliari arbitro della lotta scudetto. Ha pensato che frenando il Napoli potrebbe fare un favore alla squadra che detiene il suo cartellino? «Sinceramente mi interessa solo il Cagliari in questo momento e non penso nemmeno al mio futuro. Ora andiamo a prenderci questa salvezza e poi ne riparleremo».
L’Inter vincerà lo scudetto? «Spero di sì perché ho ancora tanti amici in nerazzurro. Se vincono sono felice per loro».
Lo sentirebbe in parte anche suo? «No perché non sono lì. Ho fatto la preparazione con loro ma poi ho scelto Cagliari».
A proposito di Inter, lunedì ritrova Spalletti che l’ha lanciata in nerazzurro… «Sono sempre andato d’accordo con lui e mi ha aiutato tanto facendomi arrivare all’Inter».
Come si possono creare problemi alle sue squadre? «Non saprei di preciso, ma dobbiamo sicuramente puntare a quello che possiamo fare».
Quanto è simile a Mazzarri? «Hanno in comune di essere due ottimi allenatori, ma sono profondamente diversi. Mazzarri è più vicino ai giocatori, ci parla sempre, ha un approccio quasi come se fosse un padre. Vuole sapere come stai e come te la passi anche fuori dal campo. Spalletti non parla tanto, ma si limita a poche cose giuste che riguardano il campo».
Cosa ne pensa del nuovo ruolo che le ha ritagliato Mazzarri? «Se me lo chiedesse, giocherei anche in porta. L’importante è fare del proprio meglio per portare la squadra alla vittoria. Io ho sempre sentito grande fiducia dal mister che mi aiuta tanto e mi da tranquillità, così come fanno i miei colleghi di reparto».
Meglio esterno o mezzala? «Posso fare bene entrambe le cose, ma l’importante è giocare».
Forse i compagni, Pavoletti in primis, si aspettano qualche assist in più da lei? «Questo è vero. Mi sarebbe piaciuto farne di più così come è accaduto nella stagione a Firenze. Ma ci sto lavorando. Sarebbe bello fare assist e gol ma posso assicurarvi che è molto meglio mettersi in tasca i tre punti».
A Pavoletti cosa dice? “Sapevo già prima di venire che di testa era forte, ma credo lui sappia fare gol in tanti modi. Anche se dovesse continuare a far gol di tibia o di ginocchio andrebbe bene lo stesso».
Come va con il suo connazionale Joao Pedro? «Abbiamo un bellissimo rapporto. Ascoltiamo la stessa musica, mangiamo le stesse pietanze, abbiamo tante cose in comune. E poi sul campo lui è un giocatore fortissimo dotato di tecnica, fisico e concentrazione. Mi ha aiutato tanto anche fuori dal campo».
Con Joao ormai “italianizzato”, chi le sembra più brasiliano in squadra? «Senza dubbio Keita. Ha un modo di essere sempre allegro, è costantemente felice e positivo. Lo trovi sempre con il sorriso sulla faccia».
Perché i sudamericani si innamorano di Cagliari? «Ho giocato in tanti posti, in Portogallo, in Francia, in Italia a Firenze e Milano, ma Cagliari è molto simile a Rio in Brasile. Bel tempo, sole e serenità, ci sono tutti gli ingredienti perché un brasiliano si senta un po’a casa».
Una dimora anche per il futuro? «Devo essere sincero: è una bella città e mi trovo bene anche con la mia famiglia, ma in questo momento penso solo al presente perché voglio stare sereno. Conta solo la salvezza con il Cagliari, poi si vedrà».
Una promessa ai tifosi rossoblù? «I tifosi, più di chiunque altro, meritano la salvezza quindi posso assicurare loro che darò sempre il cento per cento ogni volta che scenderò in campo».
Concluda lei la frase: il Cagliari si salva se… «Lavora bene, sta attento a tutti i dettagli e continua su questa strada che abbiamo intrapreso nel nuovo anno, ma soprattutto se resta così compatto perché…uniti si vince».
Fonte: G. Amisani (Cds)