Quel ‘fallo di mignolo’, ma per Spalletti la partita è stata comunque una figata
Un catenaccione all’italiana? Certo, è così. Che male c’è? «Per me questa partita è stata comunque una figata» esordisce sornione Luciano Spalletti nel ventre del Camp Nou. È stato un inno alla solidità, uno schieramento difensivo moderno, organizzato, col mutuo soccorso di tutti e ben studiato per sporcare tutte le linee di passaggio del Barcellona. La missione è compiuta. La qualificazione si gioca al Maradona. E poi, un fallo… di dito più che di mano. «Loro hanno meritato, ma un rigore così non si può dare».
Spalletti, invece è stato dato. E questo le fa rabbia? «Juan Jesus ha toccato con i polpastrelli il pallone che non ha cambiato traiettoria, è andato esattamente dove doveva andare. La palla prende il mignolo e peraltro il dito è incollato, la mano è giù e non è aperta. Certo, dovrebbe mettere le mani indietro ma la palla non cambia direzione: hanno meritato il pareggio ma questo non è rigore».
Sembra deluso per la prova però… «Non siamo riusciti a stare corti, ci siamo ammucchiati in difesa e loro ci sono venuti addosso, avendo delle qualità indubbie per tenere il pallino del gioco».
C’è stato il passo in avanti che chiedeva anche lei? «Qualcosina l’ho visto. Dentro la partita ci sono questi momenti in cui non riusciamo a pressare alto, motivo per cui abbiamo subito i loro strappi micidiali. Per certi versi, tornare a casa con un pareggio è una cosa molto importante».
Il passaggio del turno è alla vostra portata? «Nel primo tempo abbiamo giocato alla pari, nel secondo hanno tenuto più il pallone e abbiamo sofferto un po’ ma se abbiamo fatto le cose bene per un tempo, possiamo farlo per due nel nostro stadio, davanti ai nostri tifosi tra sette giorni».
Molto spesso ha richiamato Osimhen? «Ha questi strappi che i compagni per stargli dietro dovrebbero avere una moto. Però ti fa respirare, fa soffrire la difesa, poi sulla scelta dei movimenti deve imparare delle cose e nel secondo tempo lui deve sapere di essere 4-5 volte in fuorigioco».
Napoli consapevole della sua forza? «Sì, se si analizza bene. Quello che abbiamo fatto in alcuni momenti possiamo farlo per tutta la gara, non dobbiamo ammucchiarci lì in difesa, quando pressiamo bene recuperiamo palla e creiamo difficoltà. Abbiamo avuto una palla importante anche con Mertens ed era un’occasione che dovevamo saper sfruttare. Però c’è stata una enorme disponibilità al sacrificio da parte di tutti. E non dimentichiamo il valore di chi avevamo davanti: sono fortissimi in ogni reparto e hanno preso a gennaio rinforzi che hanno pagato 40-50 milioni ciascuno».
Insomma, soddisfatto? «Per lunghi tratti abbiamo fatto bene, poi abbiamo sofferto in maniera tosta, corretta, per cui dentro un atteggiamento non così positivissimo posso dire di aver visto cose in ogni caso molto interessanti».
Anche colpa vostra tutta questa sofferenza? «Non siamo riusciti a organizzare una pressione alta, non siamo riusciti a organizzare il gioco nella profondità. Tante cose che avevamo previsto non ci sono riuscite. Fanno parte del tempo e dello spazio in cui si fanno. La scelta di ammucchiarsi dentro è stata una scelta, poi quando abbiamo recuperato palla abbiamo creato dei problemi. Però lo sappiamo che quando ci abbassiamo così tanto rischiamo seriamente. È successo qui come era già capitato contro il Sassuolo. Ma in certe occasione ammucchiarsi può essere la cosa giusta da fare».
Ma non è che c’è stata anche un po’ di paura? «Non la chiamerei così, la chiamerei soltanto difficoltà di capire che in certi momenti dovevamo accorciare meglio e che ci saremmo dovuti incastrare meglio nelle loro posizioni».
Pensava che la differenza tra le due squadre fosse minore? «Nel primo tempo è stata minore, nel secondo superiore. Dentro quella superiorità del secondo tempo c’è un po’ di nostra colpa».
P. Taormina (Il Mattino)