Stefano Fiore: “Zielinski è quello che mi somiglia di più come caratteristiche”

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Stefano Fiore, allenatore, ex calciatore e dirigente sportivo, in un’intervista a Il Mattino, ha parlato della sua esperienza europea col Valencia, e si è soffermato sulla sfida che attende il Napoli al Camp Nou contro il Barcellona giovedì.

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Correva l’anno 2004 e in un sabato di fine dicembre Stefano Fiore scriveva una nuova pagina del calcio italiano grazie a un leggerissimo tocco sotto. La palla finisce in rete ed è il gol del che vale il momentaneo vantaggio del Valencia sul Barcellona al Camp Nou. Al 90′ il risultato sarà di 1-1, ma solo perché Ronaldinho – non esattamente l’ultimo degli arrivati – si inveterà il gol del pari a poco più di 10 minuti dalla fine.
Ma lei se lo ricorda ancora quel gol che è quasi diventato maggiorenne?
«Non potrebbe essere diversamente. Anche perché in quegli anni lì il Barcellona era stellare. Con Ronaldinho, Deco, Xavi, Iniesta: tutti i migliori giocatori del Mondo in uno degli stadi più belli del mondo».
Ecco, a proposito dello stadio: che atmosfera si respira al Camp Nou?
«Si tratta di uno scenario unico. Soprattutto quando è pieno è spettacolare e fare gol lì ti regala emzioni indescrivibili»
A lei tremavano un po’ le gambe prima di entrare in campo?
«Sapevo fin dai giorni prima che ci sarebbe toccato soffrire un bel po’, ma anche grazie all’aiuto di compagni più esperti di me arrivai molto rilassato».
La maglia di quella partita?
«Ovviamente la conservo gelosamente tra i ricordi più cari. La tengo accanto a quella dell’esordio in Nazionale e penso che sia abbastanza per rendere l’idea di quanto ci sia affezionato».
E la festa dopo?
«I compagni per fortuna non mi hanno fatto portare i pasticcini il giorno dopo ma la festa è stata enorme, soprattutto dall’Italia. Non esistevano ancora videochiamate e cose del genere, ma amici e parenti erano letteralmente impazziti».
Oggi che effetto le fa questo Barcellona in difficoltà?
«Eravamo abituati a vedere una squadra di fenonemi che lottavano per vincere in tutte le competizioni, ma dopo la partenza di Messi la forza di questa squadra è notevolmente diminuita. Ma attenzione: rimane comunque una buona squadra, anche se il grande ciclo è oramai chiuso. Oggi sembra una squadra apparentemente normale, ma mai sottovalutarla».
Mentre il Napoli?
«Per me non è una sorpresa quest’anno, perché fin dall’inizio della stagione avevo pronosticato che avrebbero fatto bene. Nonostante i problemi di prima di Natale stanno facendo cose davvero eccezionali e credo con assoluto merito. Il Napoli gioca il calcio più bello divertente in serie A, alla pari con pochissime altre. E’ una squadra ben costruita e a Barcellona sarà una sfida esaltante con gli azzurri leggermente favoriti».
Chi sarà il Fiore di turno?
«Il Napoli ha tanti giocatori bravi da metà campo in su e tutti possono essere protagonisti. Certo, Zielinski è quello che mi somiglia di più come caratteristiche perché gioca giusto a ridosso dell’area di rigore e magari avrà anche l’occasione per fare centro».
In panchina c’è Spalletti, allenatore che lei ha avuto a Udine…
«Con lui ho instaurato subito un rapporto incredibile che ci siamo portati dietro per anni. Oggi è un allenatore diverso e forse anche migliore rispetto a tanti anni fa perché ha maturato molta esperienza. Una delle sue più grandi qualità è l’empatia che crea con i giocatori. Questo perché è una persona molto vera e leale, a volte anche scomoda per questo suo modo di dire sempre le cose in faccia. Ci puoi anche andare allo scontro, ma è molto apprezzato dai giocatori».
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