Doppio ex, Luppi racconta Spalletti: “«Il toscanaccio che già sapeva divertire e creare il gruppo»
Nella stagione tormentata del Venezia 1999-2000 Luciano Spalletti è andato e venuto dalla Laguna per due volte. Partito in sella, fu esonerato prima e richiamato poi, esonerato in fine da quel presidente vulcanico che era Maurizio Zamparini. Spalletti in panchina, e Gianluca Luppi (al centro nella foto) in campo: difensore e leader del pacchetto arretrato di quel Venezia che si piazzò al 16esimo posto con conseguente retrocessione in serie B.
Che allenatore era quel giovane Luciano Spalletti?
«Giovane, appunto. Ma anche molto preparato. Veniva dall’esperienza alla Sampdoria e fu bravo a gestire un’annata tutt’altro che facile, anzi».
Cosa ricorda di quell’allenatore?
«Cercava di coinvolgere tutta la squadra. Voleva far sentire tutti importante e questa cosa ci piaceva molto».
Come si relazionava a voi anche fuori dal campo?
«Il classico toscanaccio: molto divertente nell’approccio e sempre pronto a fare gruppo. Ovviamente parliamo di uno Spalletti che ai tempi era solo all’inizio della sua lunga e prestigiosa carriera».
Ecco, si aspettava poi una carriera come quella che ha portato avanti negli anni?
«È evidente il suo grande processo di maturazione. Ha fatto e sta facendo esattamente il percorso che mi aspettavo quando lo vedevo in allenamento con noi perché era già un grande lavoratore e trasmetteva la sua passione».
In cosa lo vede diverso?
«Sicuramente negli anni si è adattato molto in base al materiale umano che ha avuto a disposizione. D’altra parte è sempre un tipo molto elastico. Ad esempio noto che con il Napoli ha trovato la formula perfetta, l’alchimia giusta con squadra e pubblico».
Lei oggi allena in Promozione: c’è qualcosa dello Spalletti allenatore nei suoi schemi?
«Con il mio Camposanto siamo secondi in classifica ma rispetto a Spalletti io gioco senza esterni alti e con il trequartista alle spalle delle due punte».
Nel 2001 è diventato un giocatore del Napoli, in serie B, e di quella squadra allenata da De Canio era anche il rigorista…
«Anche quello non fu un anno facile perché il Napoli cambiò tre presidenti. Però ho segnato per tre gare di fila, sempre dal dischetto. Non è una cosa che succede tutti i giorni a un difensore».
Come era nata la sua capacità dal dischetto?
«Merito di Roberto Baggio e Recoba con i quali avevo giocato in passato. Mi invitavano a calciare punizioni e rigori. Alla lunga mi sono esercitato e i risultati, per fortuna si sono visti».
B. Majorano (Il Mattino)