Dalla stagione 2023/24 saranno vietate le multiproprietà. Questo per evitare che si ripeta un caso Salernitana. Per la famiglia De Laurentiis, impegnata anche nel Calcio Bari, è una notizia che scombussola un po’ i piani. Infatti, ad oggi, il presidente dei pugliesi risulta essere il primo figlio di Adl, Luigi, ma anche se i numeri uno dei due club non sono la stessa persona, sono consanguinei e, pertanto, sarà necessario cedere una delle due società. Il piano A del patron azzurro è quello di restare presidente fino all’anno del centenario, ovvero il 2026. Per farlo, si studia un piano B: cedere la SSC e restare presidente onorario. Una carica, per intenderci, come quella che ricopre Javier Zanetti all’Inter, dunque senza alcun potere decisionale. Se il Governo del calcio dovesse accettare l’idea, Aurelio resterebbe in carica e diventerebbe il presidente del centenario. Diversamente, sarebbe costretto non solo a vendere, ma anche ad uscire di scena entro la fine del 2023. Bezos ha dovuto battere la concorrenza di Nawaf bin Faysal Al Sa’ud, presidente del Al-Hilal Saudi Club ed ex presidente del Comitato Olimpico dell’Arabia Saudita. Il principe era alle calcagna di De Laurentiis da più tempo, ma il suo ingresso in società sarebbe stato graduale. Dapprima come sponsor del Napoli per poi, negli anni, diventare socio dell’imprenditore romano. Resta in piedi la sponsorizzazione araba per gli azzurri, che potrebbe partire già dalla stagione 2022/23. Il condizionale è d’obbligo per un motivo semplicissimo: nel momento in cui la squadra passerà nelle mani di Amazon sarà difficile vedere sulle casacche altri loghi al di fuori di quello dell’e-commerce. In Italia la legge consente agli sponsor di scaricare dalle tasse l’intera cifra impegnata in sponsorizzazioni, e ciò apre un nuovo capitolo della storia. Come già scritto qualche riga più su, Amazon è presente a Napoli con i suoi centri di distribuzione, ma non solo: sono oltre cinquanta le sedi fisiche presenti su tutto il territorio della penisola. Perché, dunque, Bezos dovrebbe scegliere il club di De Laurentiis per entrare nel mondo del calcio? Semplicemente perché il calcio rappresenta la punta dell’iceberg del progetto. A Napoli, infatti, è in vendita lo Stadio Maradona. Il comune guidato dal Sindaco Manfredi attende manifestazioni di interesse per un impianto che, ai tempi della Serie C – per non scomodare quelli del Pibe de Oro – contava settantamila paganti ad ogni gara casalinga. Un business di tutto rispetto, che nel giro di un quinquennio potrebbe da solo ripagare l’investimento dell’acquisizione della società. Per quello c’è anche già pronto il nome, oltre che il progetto di riqualifica: Amazon Arena Maradona. Altro business fiutato dal magnate americano, sicuramente quello più redditizio di tutti, è l’acquisto del prolungamento del porto di Napoli: i lavori erano iniziati già prima della pandemia, ed avrebbero dovuto consegnare all’Italia intera un collegamento marino diretto con la Cina. Il Covid-19 e l’embargo dall’oriente – che ha aumentato dal 3% al 10% la tassa per l’import dei prodotti – hanno spinto gli imprenditori asiatici ad abbandonare il progetto. Bezos, invece, è intenzionato a riprenderlo in mano e renderlo operativo nel più breve tempo possibile, rendendo l’Italia un polo di attracco per merci provenienti da tutto il mondo. Vi ho già anticipato che in Italia vi è la possibilità di scaricare dalle tasse, per intero, le cifre investite in sponsorizzazioni. Amazon, nel Belpaese, nel 2021 ha ricavato oltre sette miliardi di euro, riconoscendo al fisco italiano trecentoquarantacinque (345) milioni di euro (Fonte: Sole24Ore). Facile, dunque, capire che se l’azienda finanziasse la squadra di calcio a suon di sponsor, renderebbe quest’ultima una delle maggiori potenze calcistiche mondiali, di fatto investendo soldi che avrebbe comunque dovuto sborsare. Insomma: per Jeff si tratterà di un investimento dal rientro sicuro, che gli spalancherà definitivamente le porte dell’Europa. Una trattativa che porterà benessere sotto forma di posti di lavoro a Napoli e nuova liquidità al calcio italiano. Il tutto creato praticamente a costo zero da Bezos. Trovare una squadra di calcio in Italia che non abbia debiti è pura utopia. Aurelio De Laurentiis, sotto questo punto di vista, ha molto da insegnare ai suoi colleghi presidenti. Gli va dato atto di essere stato in grado di portare e tenere costantemente il Napoli ai vertici, senza però mai generare un passivo degno di nota. A questo aggiungo che il club azzurro è una società per azioni, ma che non è ancora quotata in borsa. L’ultimo dei tasselli di questo puzzle prevede proprio la quotazione del titolo a Piazza Affari, un mercato ancora inesplorato e pronto per far decollare definitivamente la “Blue Origin” sportiva di Bezos.
C’mon Jeffrey, you can do it!
Fonte: paolobargiggia.it