Con Fabian in campo cambia la musica, dirige lo spagnolo

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Visto che le cose stavano cominciando a complicarsi e che l’umore non pareva fosse il migliore, per tornare ad essere una legittima difesa è bastato ritrovare un pizzico di equilibrio, lasciare che Juan Jesus e Rrahmani si assemblassero dopo un necessario programma di avvicinamento, offrire un pizzico di protezione in più dinnanzi alla difesa e soprattutto uscire dal gelido inverno del 2021, quello che tra novembre e dicembre ha aperto ferite sanguinose. La Fiorentina, con la Coppa Italia, è divenuto un «caso» isolato, un tracollo consumatosi (definitivamente) nei supplementari, in nove contro dieci, con le forze fresche – Fabian Ruiz e Lozano – sbattute giustamente fuori e la rabbia che covava dentro.
Il Napoli ha smesso di subire, Meret può starsene in santa pace e non sospettare che la sorte ce l’abbia con lui, e in tre partite (tra le quali la Juventus, poi la Sampdoria e il Bologna), è andata meglio di quanto fosse capitato con l’Empoli o con lo Spezia (ancora loro). La vita, improvvisamente, è divenuta meno bella, perché quella squadra prossima alla perfezione (solo tre reti subite nella prime sette di campionato) a un certo punto s’è messa a imbarcare ansia (e gol: sette nelle ultime cinque dell’anno alle spalle). Banalmente (?), a Reggio Emilia, contro il Sassuolo, s’era sgretolata la struttura portante, privata di Fabian Ruiz e poi di Anguissa, e là in mezzo è stato necessario aspettare che Lobotka e Demme riacquistassero i tempi smarriti. A Bologna, mica è un caso?, palo di Fabian (con il tiro a giro), e assist di Ruiz, che sarebbe lo stesso, per il 2-0. Poi dicono che non serva pure un fisico bestiale, con i piedi.

Factory della Comunicazione

Fonte: A. Giordano (Cds)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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