Simone, il piccolo Messi, a 8 anni in prova al Barça
Quando Gennaro Velardo, allenatore della New Team Poggiomarino, vide per la prima volta Simone tirare calci a un pallone, pensò subito: «È un piccolo campione, un talento». Era il 2019 e Simone Oliviero aveva appena 5 anni. Ora che ne ha quasi 8 (li compirà a marzo), mister Gennaro non può essere ancora sicuro che la sua profezia si avvererà, ma può ben dire che la strada intrapresa è quella giusta: il bambino, infatti, è tra i pochi selezionati per il Barça Academy World Cup, l’unico torneo internazionale giovanile organizzato dal Barcellona Football Club che si terrà durante la Settimana Santa di Pasqua, dall’11 al 14 aprile.
Simone rappresenterà il team Italia assieme a un’altra ventina di ragazzi del nostro Paese, ma della sua età saranno soltanto in tre e lui è l’unico napoletano. In totale, a Barcellona saranno in 2000 a partecipare alle gare, provenienti da circa 200 nazioni di tutto il mondo: una grande occasione per mettersi in mostra, ma soprattutto una bella soddisfazione per un bambino che, a detta di chi lo ha visto giocare, è un predestinato.
IL PROVINO
Simone Oliviero vive a Poggiomarino, frequenta la scuola primaria del plesso di via Roma. Ha due sorelline, una più piccola e una più grande e una mamma e un papà super orgogliosi di lui. Del resto, la loro è una famiglia umile e molto unita: papà Gaetano fa il muratore, la mamma Teresa Tufano è una casalinga, i sacrifici sono tanti ma servono a fare studiare i figli e a coltivare il sogno del piccolo Simone, quello di diventare un calciatore. Dal canto suo, Simone non fa che allenarsi e cercare di migliorare: anche in questi giorni di freddo pungente ogni pomeriggio dopo i compiti raggiunge mister Gennaro e si prepara all’appuntamento del Barça Academy World Cup con tenacia.
Aprile non è lontano e c’è sempre da molto da fare anche se, come ribadisce l’allenatore, «stiamo parlando di un ragazzino con una tecnica straordinaria ed una grande forza atletica, superiore alla media di quelli della sua età». E poi c’è la passione, la caparbietà: è stato Simone a segnalare alla famiglia e alla scuola calcio che a Napoli erano in corso le selezioni per il torneo catalano, con un camp organizzato dal Barcellona presso il centro «Micri». Per una settimana si è allenato due volte al giorno, la mattina e il pomeriggio, davanti a preparatori spagnoli e italiani, che appuntavano tutto e osservavano in silenzio.
LA CONVOCAZIONE
Poi l’email con la notizia dell’ammissione al team Italia: «Cosa ho provato? Una grande gioia, però adesso devo pensare ad allenarmi e a diventare ancora più forte», dice Simone mentre corre sul campetto di Poggiomarino. A otto anni ancora da compiere, è presto per dire in quale ruolo gioca, ma di sicuro è capace di svariare su tutto il fronte di attacco. È rapido nei gesti e nei pensieri, calcia sia di destro che di sinistro: un baby fenomeno, insomma, che conosce molto bene il senso di appartenenza ad una squadra. «Sì, è vero, mi piace giocare per i miei compagni, non solo segnare», ammette egli stesso.
Cosa accadrà a Barcellona non lo sa nessuno, per ora papà Gaetano e mamma Teresa sperano soprattutto che lui si diverta: «Ci emoziona sapere che nostro figlio è considerato già un giocatore molto forte alla sua età, ma quello che ci interessa di più è che lui sia felice quando calcia un pallone. E poi deve studiare, ovviamente». Intanto, alla New Team se lo coccolano: «Per far felice un bambino bastano un pallone e un maestro che si ricordi di essere stato un bambino», questo è il nostro motto e con Simone speriamo di attuarlo in pieno. A Poggiomarino, invece, chi ha saputo della favola di Simone già spera che diventi il nuovo Messi e, sotto sotto, un po’ ci pensa anche Simone: passare dai campetti polverosi di una cittadina in provincia di Napoli alla ribalta internazionale. Sognare è lecito. Soprattutto quando si ha tutta la vita davanti.
F. Gavetti (Il Mattino)