Pacco. Bidone. Ciccione. Niente di tutto questo. Il brutto anatroccolo si è trasformato in cigno. Una mutazione. È un piccolo gioiellino grezzo, Lobotka, esaltato dal lavoro e dalla fiducia di Luciano Spalletti. Che lo ha incoronato l’altra sera: «È come Jorginho». Molti si sono sorpresi, hanno parlato di esagerazione, però…I due sono praticamente due gocce d’acqua quando si tratta di avvicinarsi al compagno. Gambe e braccia. Il movimento di Lobotka è praticamente identico a quello che faceva Jorginho ai tempi del Napoli di Sarri. Con il corpo va verso il pallone e si pone in una posizione “di luce” e con le braccia, allo stesso tempo, indica la zona che si andrà ad occupare. Oppure, e anche qui c’è una certa similitudine, indica un altro compagno smarcato per dare maggiore velocità all’uscita palla. C’è la precisione nel tocco, soprattutto nel breve. Poi, ci sono anche delle distanze. La più grande differenza tra Jorginho e Lobotka è legata al portare palla. Lo slovacco tende a avere una maggiore propensione a trattenere il pallone. Dal punto di vista della fase difensiva, Jorginho e Lobotka sono molto vicini nella capacità di interdizione: per l’attuale play del Chelsea l’ esperienza lo rende quasi maestro nell’andare a frapporsi tra due avversari e recuperare un pallone senza contatto fisico, mentre lo slovacco sta recuperando su questo terreno. Per struttura fisica Lobotka è più teso al contrasto con l’avversario a differenza di Jorginho che non riesce ad avere quella esplosività tale da potersi sentire sereno nell’uno contro uno in fase di non possesso.
Il Mattino