Luciano Spalletti: “Il Covid? Il mio virus si chiama Napoli. Tuanzebe era quello che ci voleva”
Il tecnico del Napoli parla anche di Insigne e del successo contro la Samp
Il gol di Petagna è stato liberatorio, dice Luciano Spalletti, tornato in panchina dopo il Covid: «Ma io sono sempre stato bene e il mio virus è il Napoli e dai miei calciatori non voglio guarire». È cominciata la lunga rincorsa dopo gli ultimi passi falsi al Maradona:
«In casa abbiamo lasciato tanta roba dietro e ora recuperarli, quei punti, sarà dura, e non dobbiamo fallire, dobbiamo vincere tante partite».
Spalletti esulta per una gara «non facile» vinta con merito grazie alla prodezza di Petagna, «alla qualità nella costruzione del gioco» e alla bravura dei singoli (Spalletti elogia Lobotka per il quale prevede un futuro «alla Jorginho»).
Peccato che quella di Insigne sia durata appena mezz’ora: «Anche se ha fatto la sua scelta, per noi è importante e ci darà una grande mano da qui al termine del campionato». Toronto può (ancora) aspettare.
LIBERAZIONE.
Spalletti sorride, sereno, e commenta così la vittoria: «La gara non era facile, la Sampdoria si è difesa, era una squadra corta, non era facile trovare spazi. Ci siamo comportati bene, abbiamo costruito con qualità fino al limite dell’area e abbiamo creato presupposti importanti. Ora testa alla Coppa Italia: siamo in pochi, ma vogliamo andare avanti».
Tuanzebe ha debuttato nel finale: «È un giocatore di livello, esperto, ha qualità, fisico e gamba per andare in campo aperto. Dovrà conoscere il nostro campionato che non è facile per nessuno. Per noi sarà un’alternativa comoda e farà rifiatare Rrahmani e Juan Jesus».
APPLAUSI.
Insigne è stato incitato al momento dell’infortunio e dell’uscita dal campo, Spalletti non si è sorpreso per la reazione nei confronti del capitano che ha già scelto l’America: «Ai tifosi del Napoli non gli si racconta niente, sanno benissimo valutare il comportamento di un calciatore. Hanno avuto tanti anni per poter testare l’uomo Insigne e le reazioni dipendono tutte da quella conoscenza lì. Per noi è un calciatore importante. Anche se ha fatto questa scelta può darci una mano fondamentale da qui al termine del campionato per raggiungere il nostro obiettivo».
COME JORGINHO.
Lobotka è stato paragonato a Pizarro, Spalletti è d’accordo ma aggiunge: «Per come gioca, può diventare come Jorginho. Sa prendere la squadra per mano, è davvero fantastico e tutti vorrebbero allenare uno come lui. Ogni tanto va dietro anche quando può fare metri palla al piede perché è abituato a muoverla vicino o lateralmente, ma quando lo vanno ad attaccare e lui inverte il senso di corsa è una roba fantastica, ti libera sempre uno spazio sulla trequarti, sistema i miei casini».
DECISIVO
Petagna l’ha decisa come aveva fatto col Genoa, stavolta con un gol spettacolare: «Il gesto è stato istintivo, qualcuno mi ha anche detto che sono stato un po’ ridicolo (ride). Ora rientra Osimhen che è il nostro bomber, poi c’è Mertens che è il nostro campione, ma io cerco sempre di farmi trovare pronto. Insigne? Ha fatto una scelta di vita e sono felice per lui, ma è ancora il nostro capitano e dovrà darci una mano in questi mesi per tornare in Champions League».
F. Tarantino (Cds)