Bruscolotti su Insigne: «Meglio andare via subito. Il nuovo capitano? Koulibaly tutta la vita»
Bruscolotti, storico capitano azzurro, come si può definire in poche parole il caso Insigne?
«Tutto normale se contestualizzato nel calcio di oggi. Non mi ha sorpreso niente in questa vicenda», dice l’ex difensore che diede la fascia a Maradona a metà degli anni Ottanta chiedendogli in cambio lo scudetto.
È il capitano del Napoli che va via.
«Il secondo negli ultimi anni, qualcosa significa. Adesso si fa meno caso a un ruolo così importante come quello del capitano».
Della serie non ci sono più i capitani di una volta, giusto?
«Giustissimo. Il senso di attaccamento alla maglia è stato stravolto.
Proviamo a dare un senso morale alla storia: chi ha sbagliato?
«Club e giocatore, ammesso che sia giusto trovare delle colpe. Non è scritto da nessuna parte che un calciatore debba vestire in eterno la maglia della propria città, né tanto meno che una società sia obbligata a tenerlo per tutta la carriera».
Colpevoli De Laurentiis e Insigne al cinquanta per cento: perché?
«Perché questa storia va avanti dallo scorso anno. Le parti hanno sbagliato a iniziare la stagione senza il rinnovo o la cessione, si sapeva che con il passar del tempo la telenovela sarebbe diventata un caso».
Ha deciso il denaro.
«Superfluo dirlo. Il presidente è stato chiaro da mesi invocando una nuova politica degli ingaggi e puntando sul ridimensionamento. Lorenzo non è si è sentito tutelato come una bandiera, prende meno di alcuni compagni e allora ha preferito guardarsi intorno e valutare altre offerte».
Quella del Toronto è più che buona.
«Su questo non ci piove. Non mi sento in grado di esprimere giudizi e fare il moralista della situazione ma con le cifre che girano oggi, chi avrebbe rifiutato 60 milioni in cinque anni?»
Chi ci va a perdere e chi a guadagnare?
«Se entrambe le parti sono colpevoli, ci vanno a perdere e guadagnare in egual misura. Il Napoli non prende niente dalla cessione però risparmia circa cinque milioni d’ingaggio, Insigne non sarà più il simbolo della squadra ma andrà a intascare una barca di soldi».
Il modo di comunicare dell’uno e dell’altro forse non sono stati impeccabili.
«È vero, è mancata chiarezza dall’inizio. Se il tira e molla è durato un anno senza trovare alcuna soluzione, significa che non c’è stata alcuna reale intenzione di prolungare il contratto. Come sempre, si è giocato sulla pelle dei tifosi che hanno sperato fino a ieri in un finale diverso».
Accordarsi due giorni prima di affrontare la Juventus va bene lo stesso?
«Io non l’avrei fatto. Ma anche la tempistica nel calcio di oggi segue regole differenti, quasi tutti si comportano così».
Il peso dell’addio condizionerà il rendimento del giocatore?
«Eccolo qui il vero problema da affrontare e risolvere nell’immediato. Bisogna avere un carisma e una personalità talmente forti da poter sopportare i prossimi cinque mesi, onestamente non so se Lorenzo ne sia capace, spero fortemente di essere smentito altrimenti il cammino da qui a maggio sarà una tortura.
Meglio che vada via subito?
«Sarebbe meglio per lui. Mi rendo conto che non è facile calarsi in questa realtà, soprattutto perchè Insigne resta il capitano e deve dar conto a tutto lo spogliatoio. Ma cosa accadrà se al prossimo gol fallito i tifosi inizieranno a contestarlo? Lui come reagirebbe? E Spalletti quali scelte dovrà fare?»
Chi dovrà indossare la fascia dopo Insigne?
«Koulibaly tutta la vita».
A. Rossi (Il Mattino)