“Il Mattino” vota gli azzurri: “Lobotka dà equilibrio e Juan Jesus si scopre una diga”
Umile, coraggioso e compatto. Sarà anche gelida l’aria di San Siro ma è una bell’aria col Napoli che torna secondo e conferma di essere una squadra vera, anche senza ben cinque big. Una prestazione autoritaria, perché solo nel finale gli azzurri vanno in affanno. Ma d’altronde fa parte delle cose della vita, visto che il Milan fino a quel momento non era mia riuscito a prendere in pugno la partita. Il Napoli ha sempre lasciato fare, anche perché là nel mezzo né Demme né Anguissa hanno fatto le cose proprio a dovere. È Zielinski la stella polare del gioco azzurro: e lo fa con quantità e qualità e dietro di sé Piotr si trascina Elmas ma anche Lozano che fa il terzino pià che l’attaccante a testimonianza che la voglia di questo Napoli è di non mollare nulla. Il gol annullato al Var è sacrosanto: è fuorigioco. 6,5 Ospina
Sostanzialmente esce un paio di volte e poco altro in un primo tempo dove di brividi (è il caso di dirlo, visto il freddo) non ce ne sono. Non si distrae su Ibra (49′) e il riflesso è super. Meno attento con un rinvio coi piedi.
6,5 Malcuit
Faccia a faccia spesso con Krunic, lo sfida anche con qualche affondo. Poi è tutto un accumularsi di anticipi e anche rovinosi interventi che magari non sono belli da vedere per chi ama i gesti d’autore, ma che hanno sempre sostanza. Saelemaekers lo costringe anche al giallo.
6,5 Rrahmani
Diaz galleggia di qua e di là ma è Ibra il pericolo pubblico numero uno che lo anticipa al 18′ come se fosse una saetta ma il colpo di testa va fuori. Poi quando spunta anche Giroud.
7 Juan Jesus
Quando esce aggressivo su Diaz sembra un bulldozer: Il corpaccione che sembra sgraziato è in realtà di un’efficacia e di una nettezza che sorprende ogni volta.
7 Di Lorenzo
Da lì spinge Messias ed è per questo che Spalletti lo dirotta su quel lato sinistro dove però quasi mai succede qualcosa di interessante. Si dedica anima e corpo a Messias, appeso alle di lui sterzate.
5,5 Demme
Kessie e Tonali hanno un compito: evitare che possa iniziare l’azione. E allora lui deve conquistare spazio e quando lo trova il suo piede non riesce sempre a dare aria alla manovra e qualche ripartenza rallenta per le sue esitazioni e le sue imprecisioni. Perde via via il passo per contrastare la fisicità della mediana rossonera.
6 Anguissa
Tonali lo tallona, ma mica solo lui: è un continuo rincorrerlo, Sovrasta , poi è ovunque, con intensità spaventosa e gamba meravigliosa. colossale presenza, spazza tutto e imposta come si deve. Perde poi un pallone dopo l’altro. Due rinvii sballati stavano per regalare il pari di Ibra nel finale.
6,5 Lozano
Si ritrova addosso Romagnoli, un ossesso. Certo, in fase di non possesso di castagne dal fuoco ne toglie, ma quando attacca palla attaccata al piede finisce per sbattere contro chiunque. Ballo Toure balbetta al suo cospetto lui si sposta dentro al campo e fa scintille.
8 Zielinski
Decine di palloni giocati, difesi, accarezzati, persi e guadagnati. Determinant Fa spesso l’elastico, i due mediani del Milan lo tempestano di attenzioni per evitare che il suo genio possa fare danni ma quando deve preoccuparsi di tenere la linea lo fa da vero centrocampista, anche mostrando ruvidezza. Piede stellare e grinta da vendere: onnipresente, Tonali non sai mai che fare.
6.5 Elmas
Quasi deve abbassarsi per colpire di testa e beffare di testa Maignan, abile a sfilare di fianco a Tonali e Ibra neppure fosse un fantasma. Va in difficoltà quando Florenzi si accentra e lui si limita a seguirlo e basta. Cala in maniera evidente col passare dei minuti nella ripresa.
7 Petagna
La prima da titolare in campionato, sportellate con Florenzi ma fa esattamente quello per cui è stato scelto: tiene la squadra ben chiusa, attende il pallone e poi fa risalire i compagniÈ l’anima del primo tempo, a prendersi rischi nelle giocate, occhi negli occhi dell’avversario. Tomori in scivolata gli toglie la gioia del gol.
7 Lobotka
Trattiene il pallone e tiene lontano il Milan: molto meglio di Demme nell’interpretazione di quello che serve nel secondo tempo ed infatti da quando è lui in campo cresce ogni cosa del gioco degli azzurri. Perché la squadra ritrova l’equilibrio, la gestione delle ripartenze e i rischi si riducono notevolmente.
6 Politano
Va a destra, prova di tanto in tanto di mettere gas alla sua corsa e qualche volta pure gli riesce. Negli ultimi minuti rinuncia praticamente del tutto ad attaccare e si piazza all’esterno per fare massa ed evitare che l’assalto dei rossoneri divenisse massicco. Partita in crescita e piena di volontà.
6 Ounas
Si piazza vicino a Mertens in questa sorta di 4-4-2 e di azioni costruite che passano anche sul suo piede ce ne sono. Dà leggerezza alle ripartenze degli azzurri che a metà ripresa si erano troppo allungati e rischiavano di farsi massacrare nell’assedio finale dei rossoneri. Lui ha sempre vitalità.
6 Mertens
Va qua e là con Tomori che sa bene che non lo deve lasciare neppure un istante perché sennò il suo genio può far danni. E allora lui si mette lì e prova a fare le cose come sa fare lui: la squadra sale di meno, però quando prende palla inizia a correre e tutti gli vanno indietro.
sv Ghoulam
Ultimi cinque minuti in cui il tecnico azzurro di fatto decide di riempire la sua difesa con tre centrali ed è normale che lui di tanto in tanto non riesca neppure a trovare l’orientamento. Però non si tira indietro, si getta in aria nelle mischie e alla fine pure qualche volta il pallone lo respinge. Insomma, c’è.
8,5 Spalletti
Il massimo che si consente è quello di prendere Di Lorenzo e spostarlo a sinistra. Stop. Per il resto manda un segnale chiaro alla squadra: siamo il Napoli, la nostra identità è il 4-2-3-1 ed è così che ce la dobbiamo giocare. E ha vinto. La chiave della sua partita è la scelta di Petagna: il gioco si appoggia su di lui, perché vuole e trova una squadra compatta, massiccia, che non abbia sbavature. E la trova.
P. Taormina (Il Mattino)