Estate del 2013. Il Napoli aveva intravisto in quel giovanotto di Santiago di Cali, Duvan Zapata, un potenziale bomber da area di rigore. D’altra parte in quella stessa estate, i napoletani salutavano Cavani, ma lui non arrivò certo con l’etichetta di «nuovo Cavani». All’inizio si faceva perfino fatica a capire come lo si dovesse chiamare: Zapata o Duvan? Fu sponsorizzato da Mauricio Pellegrino, all’epoca allenatore dell’Estudiantes e, soprattutto, vice di Benitez ai tempi di Liverpool e Inter. Per sei milioni di euro il Napoli si aggiudicò Zapata. L’idillio azzurro, però, dura poco. Con l’arrivo di Sarri e l’esplosione di Higuain, le cose per Zapata si mettono maluccio e così il colombiano decide di cambiare aria: Udinese, Sampdoria e infine Atalanta dove oggi è il re dei bomber. Con Gasperini si mette a fare quello che sostanzialmente gli riesce meglio: buttarla dentro. 11 gol il primo anno, 28 il secondo, 19 il terzo e il quarto, mentre in questa stagione siamo già a 11 tra campionato e Champions. A Napoli lo rimpiangono in tanti, un numero 9 come Zapata avrebbe fatto decisamente comodo e in fondo Napoli per Zapata è stato il lasciapassare per il calcio italiano e per l’Europa che conta.
Il Mattino