Plusvalenze, parla l’esperto Prof. Sica: «Osimhen, il Napoli non rischia: operazione singola, non un sistema»

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Per molti anni componente della corte di giustizia d’appello della Figc, il prof. Salvatore Sica Ordinario di diritto privato e tra i maggiori esperti di diritto sportivo.
La Procura Figc ha acceso un faro anche sull’acquisto di Osimhen dal Lille nel 2020, in particolare sulla valutazione dei 4 giocatori ceduti dal Napoli: cosa ne pensa?
“Partiamo da una premessa: esprimersi su indagini in corso impone prudenza perché non si dispone di tutti gli atti. Ragionando in astratto, il tema delle plusvalenze presenta una criticità preliminare, l’inesistenza, ad oggi, di un criterio oggettivo per determinare il valore di un calciatore; immagino che la prima difesa delle società coinvolte sarà che, almeno fino a quando non si introdurrà, come pare voglia fare la FIFA, un algoritmo per il calcolo di tale valore, è il mercato il vero arbitro».
Perché c’è differenza tra operazione Osimhen e tutte le altre finito nel centro dei procedimenti?
«Mi pare che il Napoli non avrebbe mai messo su un meccanismo sistematico di utilizzo delle plusvalenze, addirittura con un rapporto privilegiato con altre società, in una sorta di associazione finalizzata all’alterazione dei dati contabili e finanziari. In questo caso si tratterrebbe di una singola operazione sospetta ed in un caso specifico e sempre che si assuma, il che non è scontato, che le plusvalenze della cessione di Osimhen siano fittizie».
Cosa può temere il Napoli da questi accertamenti della procura? Esiste una differenza tra queste operazioni e quelle realizzate dalla Juve?
«La norma di riferimento è l’art 31 del Codice di Giustizia Sportiva, che prevede una doppia ipotesi: al comma 1 è prevista l’irregolarità contabile e finanziaria in sé: se fosse ravvista al più, come in alcuni precedenti, il Napoli al massimo rischierebbe ammenda e diffida, Il comma 2, invece, attiene all’alterazione finalizzata all’iscrizione al campionato: senza le plusvalenze Osimhen il Napoli non avrebbe potuto iscriversi al campionato? Mi pare, in verità, una cosa del tutto paradossale. Fra l’altro parliamo di una società sana e con una grande regolarità gestionale. Quindi mi sento di escludere che Il Napoli possa essere esposto al rischio delle più gravi sanzioni della penalizzazione di punti o di esclusione dal campionato».
Le plusvalenze fittizie, o meglio soggettive, non dovrebbero essere eliminate?
«Le plusvalenze sono uno strumento civilistico di gestione: il vero problema è l’abuso dello stesso. Non vedo alternativa all’introduzione di un meccanismo semi oggettivo di calcolo del valore dei calciatori, legato a presenze, rendimento, del tipo di quelli attualmente gestiti da privati. Sarebbe meglio però che lo facessero le Federazioni».
Cosa rischia la Juve sotto il profilo sportivo? E il Napoli?
«Il rischio per la Juve non posso valutarlo senza disporre di elementi precisi. Certo, è una società quotata in Borsa e questo aggraverebbe l’eventuale illecito e se fosse dimostrata la natura sistematica delle operazioni la questione sarebbe ancor più rilevante. Ma perché possa applicarsi la sanzione più grave occorrerebbe comunque la prova che il tutto è stato fatto per consentire un’iscrizione al campionato altrimenti preclusa dalle risultanze veritiere di bilancio. Sul Napoli, lo ripeto: è un’altra storia che non va confusa con quella della Juventus e mi sento di escludere che sia esposto al pericolo delle sanzioni più gravi».
Il sistema calcio è malato?
«Non so se è malato ma è certamente antiquato. Le sue regole non sono al passo con i tempi e non riescono a coprire i fenomeni nuovi che si presentano. Infatti pare che soltanto ora la FIGC stia per riformare l’art.31: come sempre a cose fatte!».
Può essere inizio di un secondo Calciopoli?
«Con queste regole non credo, ma occorre verificare che cosa emerge ad esempio dalle intercettazioni. Potrebbe esserci la rilevanza di regole di correttezza e lealtà violate. Comunque presto per dirlo». P. Taormina (Il Mattino)

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