Un giorno di lacrime anche in Argentina. Senza manifestazioni ufficiali in cui si siano visti familiari di Maradona, le tre sorelle o le figlie. Lo aveva detto Dalma, figlia di Diego e Claudia: «Non parteciperò ad alcun evento, anche questo è un giorno in cui chiediamo giustizia». L’aspettano da un anno, da quando il cuore del Capitano del Napoli due volte campione d’Italia e della Seleccion campione del mondo cessò di battere. E proprio alla vigilia di questa giornata è arrivato un messaggio da chi è nel mirino delle figlie di Diego e ha ricevuto una condanna sociale, come la chiamano a Buenos Aires: Matias Morla, l’avvocato che continua a gestire i diritti commerciali del Pibe.
Morla ha rilasciato un’intervista all’agenzia di stampa cinese Xinhua per chiedere a Dalma e Gianinna di piantare una bandiera de paz. Ha spiegato: «So che mi odiano e che non prenderanno mai un caffé con me, tuttavia ho dato incarico al mio avvocato Mauricio D’Alessandro di contattare i loro legali per una serie di chiarimenti. Perché così avrebbe voluto Diego e io voglio rispettare la sua memoria». Morla ha anche dichiarato di aspettarsi condanne per i medici che non hanno adeguatamente curato Maradona anche se ha escluso un piano criminale. A quel messaggio distensivo non è arrivata alcuna risposta delle figlie di Diego. Morla sarà impegnato nell’organizzazione della Maradona Cup che si giocherà tra Barcellona e Boca Juniors il 14 dicembre a Ryiad. Non ci saranno le figlie di Maradona ma le sue sorelle sì, perché da tempo sono assistite dall’avvocato.
La Conmebol (confederazione calcistica sudamericana) non solo ha presentato il pallone dedicato a Diego con la scritta La pelota no se mancha (la palla non si sporca), frase pronunciata da Maradona il 10 novembre 2001 dopo l’addio al calcio, ma ha anche annunciato di aver registrato una stella intitolata a Maradona: star registration numero 1307-87268-2718878. Le figlie di Diego, invece, nello stesso giorno hanno presentato una richiesta ufficiale alla Legislatura della Città Autonoma di Buenos Aires affinché possa esservi un monumento dedicato al Campione nella Capital Federal. «Un’opera che sia facilmente visitabile da parte degli amici di Diego», ha spiegato nella lettera l’avvocato Sebastian Baglietto, che è il responsabile dell’eredità di Diego. Un lavoro difficile, il suo, perché è riuscito a recuperare pochissimo da conti correnti, contratti pubblicitari e proprietà. Peraltro, c’è la possibilità che si ampli il numero di eredi da 5 a 8 perché sono pendenti tre richieste di riconoscimento di paternità. Molti tifosi hanno presenziato alla messa che si è tenuta ieri sera per Diego nel barrio de La Paternal, dove la famiglia andò a vivere quando il Pibe firmò il contratto con l’Argentinos Juniors. La funzione davanti alla casa di Lascano 2257, diventata un museo visitato da tifosi di Diego di tutto il mondo grazie a Cesar Perez, è stata officiata da padre Juan Molina.
La Federcalcio argentina ha ricordato Maradona capitano della Seleccion dell’86 campione del mondo e allenatore della squadra che giocò i Mondiali del 2010 – con un toccante video. Belle immagini accompagnate da frasi di Diego, una su tutte da ricordare: «Io sono vivo, non possono uccidermi». L’Afa ha annunciato che la palazzina principale della sede, in calle Viamonte 1336, sarà chiamata Diego Armando Maradona. E un pensiero è stato rivolto a Diego dall’attuale capitano della Seleccion, Messi. L’asso del Paris St. Germain ha detto: «Non posso credere che sia già passato un anno e che lui non abbia potuto assistere alla conquista della Copa America. Continuo a pensare che prima o poi apparirà in tv per esprimere la sua opinione su una partita».