ESCLUSIVA – I. Cuomo: “Maradona? Un mito del nostro sport che non morirà mai. Spalletti vive la città e la partite in modo sanguigno”
Lo storico fotografo intervistato da ilnapolionline.com
Oggi è un giorno triste per chi ama lo sport, il calcio in particolare, è passato un anno dalla morte di Diego Armando Maradona. Un icona di questo sport che ancora oggi è impossibile da dimenticare. Tanti attestati di stima e diverse celebrazioni per ricordare il “Pibe de Oro”. Ilnapolionline.com ha intervistato Italo Cuomo, storico fotografo e amico del campione argentino.
Abbiamo ammirato Maradona calciatore, davvero un icona di questo sport, ma fuori dal contesto era una persona riservata o condivideva le sue emozioni? “Diego era una persona che apprezzava la città, perché lo ha sempre amato in tutto e per tutto. Per me non è mai morto, non è una frase fatta, perché io ho ancora diverse foto che lo ritraggono in campo e fuori. La gente di Napoli e il “Pibe de oro”, era un’unica entità e anche oggi ci sono tanti attestati di stima da parte dei suoi ex compagni, le persone e di tanti altri. Io dovunque mi giro, vedo sempre un’immagine, un ricordo suo e perciò credo che lui sia sempre presente a vederci e ammirarci ogni giorno della nostra vita”.
Come vivevi quelle settimane dove il Napoli poi ha vinto gli scudetti sul campo, come lavoro e anche da tifoso? “Ti posso dire che sono state settimane molto intense, sia per me, che ho vissuto quei momenti in campo, ma anche per la società e il resto della squadra. Si sono vissute davvero emozioni indescrivibili e appena si sono vinti gli scudetti, la squadra poi la sera stessa li ha festeggiati sulla nave, con mogli, figli e tanti personaggi. Ferlaino, il presidente di quei scudetti, ma non solo, hanno davvero vissuto anni meravigliosi e regalato alla città delle gioie che sono difficili da commentare. Io tengo ancora le foto di quei momenti, davvero incredibili e mi sono emozionato davvero tanto, dove oggi ancora non posso dimenticare”.
Due settimane fa ci ha purtroppo lasciati una leggenda del giornalismo come Gianpiero Galeazzi. Quale aneddoto ti ricordi in maniera particolare? “Ti posso raccontare che in occasione della punizione di Maradona, dentro l’area contro la Juventus, lui raccontò mille sfaccettature, tra angolazione e posizione dove Diego l’aveva calciata. Fu uno dei tanti ricordi che ho di Gianpiero, oltre al fatto delle interviste in campo e negli spogliatoi con Maradona e il resto della squadra. Galeazzi era un professionista con la P maiuscola, una persona straordinaria e che ho avuto il piacere di conoscere in maniera particolare. Commentava lo sport con passione e tanta enfasi, un altro aspetto che me lo ha fatto ammirare in maniera particolare, insieme alla persona che era eccezionale”.
In queste settimane si sta ricordando Maradona, tra maglie celebrative e le statue. Cosa ne pensi in merito? “Io credo che qualsiasi evento o celebrazione sia davvero troppo poco per ricordare il personaggio e l’uomo Maradona. Mi fa piacere che ci siano tanti ragazzi di 11/12 anni che vanno al computer e cercano di ritrarre o vedere le sue gesta, questo fa capire che anche nei giovani c’è voglia di ammirarlo in tutto e per tutto. Io come ti ho detto prima, non è una frase fatta, lui è sempre con noi, dovunque mi giro, vedo foto o immagini che lo ricordano con grande affetto. Lui tra l’altro ha fatto tanta beneficienza, persona squisita e umana dentro e fuori dal campo e che io ho avuto l’onore di conoscere. L’importante è che la gente non si sia mai dimenticato di Diego e queste settimane lo renderebbero davvero felice”.
Nel Napoli di oggi c’è in panchina Luciano Spalletti, come si sarebbe comportato se avesse avuto Maradona in squadra? “Ti posso dire che l’unico che ha gestito bene Diego, anche se non sempre il rapporto non era dei migliori, è stato Ottavio Bianchi. Probabilmente per Spalletti non sarebbe stato semplice poterlo allenare, anche se indubbiamente è un tecnico che sa il fatto suo. Il “Pibe de oro”, anche se qualche volta non si allenava, poi in campo regalava colpi eccezionali per la sua gente. Oggi sento dire che c’è un nuovo Maradona, ma penso questo sia impossibile, lui è stato unico. Io personalmente non ho mai voluto entrare nella sua sfera privata, ha commesso errori, come noi tutti essere umani, però io lo apprezzavo come calciatore come tutti noi. Questo era quello che importava, il resto è tutto relativo”.
Noti delle differenze tra Ottavio Bianchi e Luciano Spalletti? “Mister Spalletti è un sanguigno, vive la partita, basta vedere quando è caduto a terra, nel finale del match contro l’Inter, per il mancato pareggio. Ha davvero creato un’alchimia unica con la squadra, compreso il nucleo storico e fino ad ora i risultati gli stanno dando ragione. Mi piace come persona, è anche spontaneo. Ottavio Bianchi era taciturno, non esternava le proprie emozioni, quando lo faceva, si faceva sentire, però sono diversi a livello caratteriale, questo è certo”.
Intervista a cura di Alessandro Sacco
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