La Juve crolla in Borsa dopo l’approvazione delle condizioni definitive dell’aumento di capitale da 400 milioni, deliberato dall’assemblea degli azionisti dello scorso ottobre per far fronte all’impatto della pandemia (valutato in 320 milioni fino al 2022, di cui il 40% in questo stagione) e supportare il piano di sviluppo societario. A Piazza Affari, ieri, il titolo del club bianconero ha ceduto il 7,27%, chiudendo a 0,631 euro, un valore che non si toccava dal marzo 2020, dopo aver sfiorato anche, in avvio di seduta, il -11% (0,6075, -10,73%). La capitalizzazione è anche diminuita di circa 65 milioni, passando da 905 a 839 milioni di euro. La performance negativa deriva dalla decisione di offrire agli azionisti 9 nuove azioni ogni 10 possedute, al prezzo di 0,334 euro l’una, con uno sconto del 35,32% sul Terp, il prezzo teorico ex diritto calcolato sulla chiusura in Borsa di lunedì. I vecchi soci potranno esercitare il diritto di opzione dal 29 novembre fino al 16 dicembre. Exor, azionista di maggioranza della Juve, si è impegnata a sottoscrivere la quota di aumento di capitale di propria pertinenza (63,8%) per un controvalore di circa 255 milioni, 75 dei quali già anticipati lo scorso agosto. Il club ha anche sottoscritto un contratto di garanzia con un pool di banche – Goldman Sachs International, J.P. Morgan, Mediobanca e UniCredit Corporate & Investment Banking – che sottoscriverà le nuove azioni eventualmente rimaste inoptate «per un ammontare massimo pari a circa 144,9 milioni di euro». I proventi dell’aumento di capitale, ha spiegato la Juve, serviranno «a ridurre l’indebitamento finanziario, a rimborsare debiti e finanziare impegni già assunti o da assumere nei 12 mesi successivi, stimati in 148 milioni, e a finanziare le azioni previste dal piano di sviluppo aggiornato tra cui, in particolare, le azioni volte al mantenimento della competitività sportiva della prima squadra in ambito nazionale ed europeo e all’incremento della visibilità del brand Juventus».
Fonte: CdS