CdS – DAZN, No a cambiamenti in corsa

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ROMA – Il calcio in rete non prende. E forse nemmeno rende. Non è un periodo facile per Dazn, stretta tra due fuochi: le pressioni del governo da una parte, le rimostranze dei suoi alleati dall’altra. Partiamo dalla prima notizia: ieri il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, ha incontrato i vertici dell’azienda per un chiarimento sullo “stop” alla doppia utenza su un unico abbonamento – tema sul quale Dazn aveva già rassicurato i consumatori, spiegando di non voler apportare modifiche nell’immediato – e per ribadire (l’ha fatto insieme alla sottosegretaria Ascani) la necessità di una maggiore attenzione sulla qualità del servizio erogato. Sono diverse le criticità: secondo un’indagine di YouTrend e Altroconsumo, immagini sgranate e ritardi avrebbero condizionato la visione del 72% degli utenti con buona connessione (la percentuale sale all’87% tra chi sta messo peggio con internet) e oggi solo meno della metà dei clienti (il 43%) confermerebbe la scelta per il 2022-23.

Factory della Comunicazione

POSIZIONE. Dazn ha emesso una nota al termine dell’incontro istituzionale: «Al di là dell’investimento iniziale di 2,4 miliardi, Dazn ha intensamente lavorato sullo sviluppo della parte tecnologica a beneficio dell’intero Paese». Attraverso “Dazn Edge”, infatti, sono state potenziate le infrastrutture «con oltre 10 milioni di euro». L’azienda ha promesso poi che «entro la fine di novembre entrerà in funzione il FULL HD 1080P, che assicurerà una maggiore definizione delle immagini», mentre verrà accelerato «lo sviluppo del Multicast, che porta a una riduzione del rallentamento di oltre il 50%». Nel comunicato è stato ribadito anche che «non saranno posti in essere cambi nell’utilizzo del servizio nel corso di questa stagione e che ogni tipo di modifica sarà comunicata in maniera chiara, trasparente e nei tempi congrui». «Ritengo che su Dazn la Lega Serie A debba fare delle approfondite riflessioni – il pensiero di Valentina Vezzali, sottosegretaria allo sport – affinché la situazione possa essere risolta nel migliore dei modi».
CASO TIM. E arriviamo al fuoco amico. Tim si è impegnata a pagare alla piattaforma OTT 340 milioni a stagione, per tre anni, così da trasmettere la Serie A pure su Timvision. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, la compagnia telefonica non è soddisfatta della “resa” dell’investimento (guadagnerebbe solo 250 milioni da un numero che oscilla tra i 550 mila e i 700 mila utenti, le previsioni erano di arrivare a 1,5 milioni di abbonati) e starebbe valutando di rivedere il contratto con Dazn, alla quale imputa i disservizi sopra citati. Tra le ipotesi di Tim ci sarebbe la “revenue share” con mamma Telecom, un meccanismo che permette di condividere rischi e guadagni.
PIRATERIA. Sullo sfondo, ma nemmeno troppo, la pirateria: Dazn lamenta, e l’ha ricordato anche a Giorgetti, che il 25% degli abbonamenti viene usato in modo scorretto. La condivisione illegale dei contenuti genera un danno per l’azienda e va a pesare, inevitabilmente, sulla qualità del prodotto. È la vecchia storia delle tasse: se le paghiamo tutti migliorano i servizi, altrimenti avremo sempre più furbetti che danneggiano la collettività.
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