G. Dotto (CdS): “Se Lorenzo  è poco magnifico non si passa”

Ieri inseguiva la consacrazione definitiva, a marzo dovrà dare di più

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Il Commento di Giancarlo Dotto sul CorrSport sulla prestazione di Insigne e sull’Italia che sarà costretta a giocare lo spareggio per i mondiali in Qatar:

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“Cattivi pensieri? Ora sono orrendi. Di spareggite si muore o, quanto meno, si soffre. C’erano tutti prima, i cattivi pensieri, ora si può dire. Il primo ad averli nella testa come un baco gigante era proprio il Mancio che, negandoli, scongiurandoli, li aveva affermati. La notizia prima del gol di Okafor e poi gli altri funesti arrivavano puntuali a materializzare il fantasma che ci aspettava al varco. Non può succedere di nuovo, ci si diceva in cuor nostro. È successo. Belfast, la città del Titanic e dunque di facili e immancabili accostamenti, non suona bene, per via del passato che forse torna o forse no. È tornato.  Non siamo né belli, né veloci. Loro sembrano loro, noi sembriamo gli inglesi, di bianco vestiti, e anche questo non suona bene. L’occhio sul Windsor Park, l’orecchio a Lucerna e tante attese sul Piccoletto, il falso nueve scelto da Mancini per destabilizzare i corposi e un po’ marmorei pilastri difensivi dei verdi. Strategia da illusi. Tridente più evanescente che leggero e lui, Insigne, il più evanescente di tutti. Non facciamo nemmeno il solletico a Evans e compagni. E il pareggio ci sta pure largo, per dire che non possiamo prendercela nemmeno con la cattiva sorte, per non dire dell’arbitro, più amico che ostile nelle decisioni intermedie.  
Lorenzo il Piccolo, mai come questa sera, avrebbe dovuto lui più di ogni altro essere la star della serata. Era scritto in qualche favola mai scritta che doveva essere lui a portare l’Italia dritta e senza patemi in Qatar e portare se stesso, definitivamente, oltre una storia che parte dalla sera maledetta in cui l’incomprensibile Ventura (tempismo grottesco il suo addio dichiarato proprio nei giorni in cui il suo Fallimento Calcistico risonava sinistro come eventuale replica) lo tiene in panchina nella partita decisiva con la Svezia, preferendogli Gabbiadini, mentre persino i suoi giocatori in panchina, a cominciare da De Rossi, gli davano del pazzo. Insigne era stato la vittima sacrificale di quella sera infausta. L’alibi agitato. La prova patente di un allenatore che aveva perso lucidità.  
Quella diventava nella storia di Lorenzo la sua partita mai giocata, oltre che il suo atto mancato. Quello che doveva essere e non è stato. Quella di ieri sera doveva essere, e non è stata, la partita che chiudeva il cerchio. Destino crudele per il ragazzo marcato fino ai 30 anni dal sospetto del “giocatore incompiuto”, talento lampante ma intermittente. Rapporto largamente sofferto anche con la Nazionale, fino a quando non arriva il Mancio che, con una scelta forte, gli consegna la maglia numero 10 e gli dice: “Tu sei un pezzo irrinunciabile del mio calcio”. E sembra, finalmente, l’inizio di una bella e molto azzurra storia nella Mancio Banda, il giorno della festa a Wembley. 
Debutta ragazzino in nazionale, 2012, e segna subito alla seconda partita da predestinato, sembra. E, invece, delusioni in serie. Prandelli gli regala mezz’ora ai mondiali del 2014 contro la Costarica, altra disfatta da incubo. Poco più che una comparsa con Conte agli Europei del 2016. Trova ristoro a Napoli con Sarri, ma anche lì, per trovare il suo posto al sole, deve moltiplicarsi per convincere un allenatore che ha in testa altro, vuole Saponara più di lui. Doveva essere ieri sera per lui anche un modo per scansare altri “cattivi pensieri” i suoi a Napoli, torturato dall’idea di un presidente che non lo ama, per usare un eufemismo. Insomma, Lorenzo, sempre a un passo dall’essere amato, dai tifosi, dagli allenatori (Zeman l’unico che lo ha veramente amato), dai presidenti e mai capace di colmare quel passo. 
Qualcuno si era portato avanti nella tessitura dell’incubo, evocando la possibile replica della crudele Svezia. Ora ci siamo di nuovo, ufficialmente, nell’inferno degli spareggi. Formula cambiata, non per questo meno infernale. A pensarla da insanabili ottimisti e favolisti possiamo dire che il “Big Day” di Lorenzo deve ancora arrivare. Il giorno in cui, giocando titolare per Mancio, stenderà gli svedesi nella partita che conta”.  

Fonte: G. Dotto CdS

 

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