Il problema gol non si chiama nè Immobile, nè Berardi: si chiama Spinazzola
Il problema non si chiama Ciro Immobile, tantomeno Andrea Belotti. E’ che l’ Italia ha smesso di essere cattiva sotto porta in generale. Mancini in questi mesi ha perso la vena assist di Insigne, le giocate di Chiesa, e poi quell’attaccante aggiunto di nome Spinazzola. Ed ecco che Barella si fa ipnotizzare da Sommer e Chiesa spara alto dal cuore dell’area di rigore. La rete azzurra porta la firma di un difensore, Di Lorenzo, e arriva da palla inattiva così come quelle con il Belgio. Il problema esiste e ora emerge ancor di più perché domani, a Belfast, l’Italia oltre a dover vincere, deve segnare il maggior numero di gol per tenere la rivale Svizzera a dovuta distanza. Insomma, siamo tornati al 2018. L’equilibrio trovato con la presenza stabile di Immobile ha mascherato il problema – spesso gli avversari non erano all’altezza e qualche goleada è stata messa a segno – e l’Italia ha potuto contare sulle reti dei centrocampisti, come Barella, Jorginho, o come le sorprese europee Locatelli e Pessina, due reti a testa. Il problema è che da una media di 2.26 a partita e dopo aver perso Spinazzola, gli azzurri hanno segnato con il contagocce: sette partite, sette gol, esclusa la sfida con la Lituania (5-0).
Il Mattino