A. Giordano (CdS) – “La dolce rivoluzione di Luciano”
L’editoriale di A. Giordano sul CorrSport:
“I l giorno in cui Luciano Spalletti mise piede al Napoli, dopo una stagione nella quale s’erano accatastate dodici sconfitte e quale pareggio letale, tra le macerie ambientali d’una città calcisticamente sottosopra c’era pure un’atmosfera tetra, un vittimismo di massa e la paura d’aver buttato via un centinaio di milioni di euro e (quasi) due anni di un progetto che Ancelotti aveva lasciato ai sedicesimi di Champions League, nonostante un ammutinamento. Ma dopo aver annusato il veleno, Napoli sta (ri)scoprendo il piacere d’un calcio gioioso, svuotato da retropensieri e alibi, arricchito da un’autorevolezza spumeggiante, abbellito da una dimensione favolistica nella quale è piombata in Italia e in Europa, «eleggendosi» capolista.
In questo Regno senza frontiere, Napoli è la rappresentazione plastica d’una rivoluzione morbida avviata con il buon senso, infarcita d’onestà intellettuale, sviluppata attraverso le tavole del football, che per fortuna ancora esistono e sconfessano certe correnti di pensiero che per un po’ hanno diffuso pessimismo. Spalletti non ha mai impugnato scudi protettivi, ha intuito le umanissime difficoltà economiche del sistema – e quindi del club – e per fronteggiare l’assenza di un esterno basso, evitando di strillare alla luna ha suggerito Juan Jesus, «da bosco e da riviera».
Il Napoli non è squadra perfetta, né completa, ma ha acquisito lo spessore che recentemente le è mancato e con quella massiccia dose di personalità ha imparato a gestire situazioni e partite, pure le difficoltà e le ansie, magari le proprie debolezze. Da Salerno a Varsavia, in quattro giorni, in serate differenti tecnicamente, per rimuovere gli equivoci e la penombra che sembrava potesse inghiottire pure tutto quel talento, Spalletti si è impossessato (come d’abitudine) delle proprie responsabilità, è intervenuto dalla panchina, ha infilato un paio di cambi, ha rimodellato alcune situazioni ed ha poi consegnato la nuova rotta al Napoli. Che, ma guarda un po’, trova davanti a sé, proprio adesso la madre di tutte le «tragedie»: forse Spalletti non lo sa, ma non era assolutamente semplice liberarsi dagli effetti collaterali dell’1-1 con il Verona, spargere allegria dove non esisteva che frustrazione ed ambiguità dialettica, in un Napoli frantumato dentro e disperatamente in ginocchio per tentare di raccogliere i cocci”.