C’era una volta Mertens. Il superbomber della storia azzurra, sua Maestà il gol che però non segna da 6 mesi, da quasi 194 giorni. Che roba è? Ma allora è vero che anche il calcio divora la giovinezza. Calma: a maggio farà 35 anni, ma su di lui pesa un intervento alla spalla e un’annata trascorsa a sistemare questa spalla. Lui non vuole staccare la spina, vuole dare ancora una mano a questo Napoli e la gente di Napoli attende un suo gol più di ogni altro gol. Ci vuole riconoscenza anche se quel filo di vecchiaia comincia a scendere lungo i fianchi. Ma qui, nella città che lo ha adottato e da cui fatica a immaginarsi lontano non c’è un solo tifoso che lo critichi. All’epoca di Sarri, nell’epoca d’oro della sua carriera, era tutto semplicemente perfetto, dal momento che i tempi dell’esecuzione, gli attimi in cui trovarsi davanti alla porta per l’appuntamento con un gol erano sempre quelli giusti. Ora non si cerca più la velocità di esecuzione, questo Napoli sta lavorando per ritagliarsi attorno alle caratteristiche di un attaccante importante che regali profondità alla manovra. Ovvero Victor Osimhen. Il Napoli stenta a trovare qualcosa che in passato avveniva quasi in automatico e che oggi, invece, sembra difficile trovare. Questo è il nodo principale che pesa sulla posizione che deve e dovrà assumere Dries Mertens quando scende in campo. Il Napoli è pronto a far diventare nuovamente assimilabile uno schema fatto di triangoli e palla bassa per esaltare il belga? Oppure, la conformazione tattica è tale che non ci sarà più questo margine?
Il Mattino