Plusvalenze sospette, su 62 casi 42 sono della Juve e 4 del Napoli!
Un faro accesso sul doping contabile delle plusvalenze. Per il momento neppure una istruttoria avviata: un avviso ai naviganti che spostano milioni di euro come fossero soldi dei Monopoli. Invece sono soldi veri e aiutano a dare respiro ai bilanci. Nel rispetto delle regole attuali. La Covisoc, la Corte dei conti del calcio, ha segnalato alla procura federale 62 operazioni per così dire anomale. E di queste ben 42 sono trasferimenti che vedono coinvolti la Juventus. Che, poiché è quotata in Borsa, comunica in nome della trasparenza praticamente in tempo reale ogni proprio spostamento di natura contabile e finanziario. Ma tra questi affari su cui si è accesso una luce rossa, c’è anche quello che ha portato Osimhen al Napoli, perché nell’operazione sono stati inserite le cessioni al Lille di Orestis Karnezis (valutato 5,13 milioni di euro ma una sola presenza lo scorso anno in Coppa di Francia), Claudio Manzi (4 milioni ma poi girato in prestito dai transalpini prima alla Fermana e poi alla Turris), Ciro Palmieri (7 milioni, prima alla Fermana e oggi è alla Nocerina) e Luigi Liguori (4 milioni, poi è andato alla Fermana, al Lecco e oggi è all’Afragolese). La procura guidata da Chiné ha aperto, così, un fascicolo. Anzi, uno per ognuno dei 62 casi segnalati. Il Napoli è assolutamente sereno, la notizia della comunicazione della Covisoc ha lasciato indifferenti. Non è la prima volta che la giustizia sportiva prova a entrare a gamba tesa. Di tanto in tanto lo ha fatto. Lo fece anche la magistratura ordinaria, con Milan e Inter, mettendo in discussione i bilanci del 2003 proprio alla luce di queste presunte plusvalenze fittizie. Risultato: tutti assolti perché il fatto non costituisce reato.
Leasing e baratti, addizioni disinvolte e sottrazioni di fiducia, fate un po’ voi. La segnalazione arriva sulla spinta della volontà politica del presidente Gabriele Gravina che da tempo spinge perché sul fenomeno venga fatta luce. Certo, pure fece un certo scalpore negli anni 90 quando il Napoli cedette al Parma il portiere De Lucia e Cannavaro junior, giovani promesse della Primavera, per quasi 9 miliardi di lire (operazioni per salvare il club azzurro dal fallimento, come quelle per Fabio Cannavaro, Crippa, Zola). Da quel momento è stato un giro vorticoso di equilibrismo finanziario. Alcuni trasferimenti sembrano davvero da sbarco sulla Luna. Come quando a gennaio Nicolò Rovella venne ceduto dal Genoa alla Juventus per 18 milioni, in cambio di Portanova (10 milioni) e Petrelli (8). Niente cash, soltanto asset che si spostano da un bilancio all’altro e che creano guadagni contabili immediati a fronte di costi spalmati su più anni. Così fan tutti o hanno fatto tutti. Ma è un fatto che la Juventus abbia ricorso massicciamente alle plusvalenze nel corso degli anni. Così come negli ultimi due anni, quelli finiti al centro della comunicazione della Covisoc. Teoricamente, molte plusvalenze sono sane, figlie cioè di investimenti azzeccati. Alcune operazioni sono invece decisamente più acrobatiche. Un gioco delle tre tavolette buono per far tornare i conti di fine anno (chi incassa contabilizza subito i guadagni, chi paga spalma la spesa su più anni di bilancio).
Fino a prova (legale) contraria, tutto è regolare. Ed è inutile sbatterci la testa. Ma la procura federale, la Figc, vogliono che si faccia luce. Poi chiaro, questo è il Paese dove tutti fanno la morale agli altri. Però, certo, la cessione di Pjanic (60 milioni) al Barcellona, preceduta dall’acquisto di Pereira Da Silva (8 milioni) e poi di Arthur (72 milioni) e Marques (8,2 milioni) da parte del club di Andrea Agnelli (complessivamente quasi 50 milioni di plusvalenze per questo giro di operazioni), un po’ gli occhi li fa sgranare. Ma ce ne sono altre: ovvio, alzi la mano chi pur conoscendo le doti del 20enne Elia Petrelli, ora all’Ascoli, non si sia stupito per gli 8 milioni pagati dal Genoa alla Juve questo inverno. Affari per la Juve anche con il Basilea. Kaly Sene, attaccante di 20 anni, va in Svizzera e ora è in prestito al Grasshoppers. Nella rosa under 23 della Juve c’è pure Albian Hajdari, 18 anni, 4,38 milioni di euro al Basilea e stella della Primavera. Finito? Macché: Dal Pisa per 3,2 milioni i bianconeri hanno preso Stefano Gori, portiere di 25 anni, pensando forse al successori di Buffon. Oggi è in prestito al Como. Ma sull’asse con il Manchester City, vero che per 65 milioni di euro è stato preso Cancelo, ma in cambio i Citizen hanno prelevato, per 10 milioni, Pablo Moreno, 19 anni, che ora è al Girona. Vi gira la testa, vero. Normale. Valgono davvero quella cifra i giocatori coinvolti? I prezzi, dicono i protagonisti dei trasferimenti, li fa il libero mercato.
Il boom di queste operazioni di cosmesi finanziaria non poteva non far drizzare le orecchie alla giustizia sportiva. Giusto cercare di capire, provare a fare chiarezza, magari provare a intervenire nei casi in cui ci sia una evidente sopravvalutazione. Tre anni fa sulla rotta Milano-Bergamo l’Inter ha rilevato per 31 milioni il giocatore dell’allora Under 21 Alessandro Bastoni e dalla Dea vennero acquistati dall’Inter per 12 milioni i primavera Davide Bettella e Marco Carraro. Il vizietto è radicato nel calcio italiano. Chievo e Cesena, nel 2018, pagarono a caro prezzo l’aver gonfiato fraudolentemente il valore dei cartellini (ma anche di aver inserito calciatori quasi sconosciuti). Ma la differenza c’è: c’era stata anche un’intensa attività investigativa da parte della procura della Repubblica.
P. Taormina (Il Mattino)