Luciano Spalletti: “Lamentarsi degli arbitri è da sfigati. Agganciare il Milan? Sarà uno stimolo”
Il tecnico del Napoli non vuole alibi in vista del Bologna
Spalletti in:
Forse, si stava meglio prima: mentre adesso, in questo calcio che non si ferma mai, è vietato persino rallentare. «Però non c’è pressione ma ci sono tanti stimoli: in realtà dipende, esclusivamente da noi». Mentre Napoli-Bologna si sta avvicinando, e consegna all’ex capolista solitaria la nuova dimensione di inseguitrice, Luciano Spalletti si prende la vigilia e la utilizza a modo suo per rispolverare tesi che devono servire per trasmettere energia fresca ed emozioni antiche e mai impolverate
. «Questa è una squadra forte, ma forte davvero. Io glielo ricordo sempre ai ragazzi, che stanno dimostrando quanto valgono, e però non possono sottrarsi al fatto di dover giocare ogni tre o quattro giorni». Mentre ancora nell’aria si avverte l’eco dell’Olimpico e all’orizzonte si scorge una mini-serie «teoricamente» più agevole, Spalletti sa come si sfrutta la psicologia e come si alimentano le ambizioni di una città che ha cominciato a credere – e seriamente – in se stessa e in quel Napoli che ha messo assieme otto vittorie ed un pareggio e si è disegnato un futuro. «Noi facciamo la corsa soltanto su noi stessi, non facciamo la guerra con gli avversari. Io devo fare i complimenti alla società, per aver allestito un gruppo che ha qualità enormi, e che sta confermando in campo, con le prestazioni, la sua bontà. Noi stiamo arrivando, mi verrebbe da dire scansatevi».
LA STRATEGIA
Ci sono pensieri sparsi che arricchiscono un mercoledì diverso, consumato pensando ad un Napoli da cambiare («vanno valutate più cose»), con Insigne che ha mostrato un principio di stanchezza, Zielinski che non è mai stato seriamente se stesso («ma io lo aspetto a braccia aperte»), Osimhen che sembra crei quasi dipendenza («e migliora sempre, senza sosta») e Lozano che diventa un candidato per la fascia di destra («con lui fresco, o anche con Politano, poi non è facile per chi li marca stargli appresso»), Spalletti lascia che il passato si dissolva e si prepara a starsene in tribuna per colpa di quell’espulsione dell’Olimpico che appartiene all’archivio della memoria: «Non sono stato né ironico e né irrispettoso, ma ormai è fatta. Rilancio una mia teoria: lamentarsi è da sfigati. Non lo farò adesso. Mi sono spiegato e non è bastato, forse dovrò rivedere il mio modo di parlare. O magari, che so, i club devono attrezzarsi anche con nuove figure in società, per esempio ex arbitri che ci spieghino. Mi piace la possibilità del Var a richiesta; non mi piace la Superlega, ma questi sono discorsi che riguardano le organizzazioni, io faccio l’allenatore e devo concentrarmi sul Bologna, che preoccupazioni me ne mette, perché è un avversaria con il ghigno».
FATE LARGO
Il Milan costringe ad accelerare, è severamente proibito smarrirsi dentro questo calcio che è un labirinto e che propone quattro gare in dieci giorni, girellando tra Napoli, l’«Arechi» e Varsavia e districandosi tra il Bologna, la Salernitana, il Legia e il Verona. «Noi vogliamo vincerla, per dare continuità ai risultati. Sinisa è bravo e dove ha messo mano Walter Sabatini c’è sempre un senso».
LUI E DIEGO
Stadio Diego Armando Maradona, e si finisce chiaramente lì, mica solo perché dopodomani, Sua Maestà, avrebbe compiuto 62 anni: c’è una coppa che è stata organizzata per omaggiarne la memoria, la giocheranno il Barcellona e il Boca Juniors, e il dibattito è nato (e poi è svanito) sull’assenza del Napoli. «Visto quando cadrà l’appuntamento, per noi sarebbe stato come aggiungerci cose. So che De Laurentiis sta pensando ad altro, e io – qualsiasi scelta venga presa – potrò essere solo fiero di esserci».
Fonte: A. Giordano (CdS)