Ancora loro. Napoli e Milan adesso sono lì, appaiate al primo posto della classifica di serie A come non accadeva dal 1991. Se da una parte è innegabile che vedere azzurri e rossoneri a braccetto faccia ripesare alle epocali sfide di fine anni 80 e inizio anni 90, è altrettanto vero che quelle di oggi sono due squadre totalmente diverse. Al netto dei nomi (non ci sono più i Maradona, i Van Basten, i Gulli e Careca), sono le filosofie ad essere totalmente stravolte. Spalletti ha portato a Napoli quella mentalità vincente che era mancata lo scorso anno per acciuffare la Champions per i capelli, mentre Pioli si è trasformato da normalizzatore a vincente. Due metamorfosi che non passano solo dagli allenatori, ma anche dai giocatori. Ibrahimovic – artefice della grande rinascita rossonera – è quasi una mascotte, con Tonali che si è preso di diritto lo scettro di leader della squadra. Dall’altra parte c’è Osimhen che a suon di gol e prestazioni da trascinatore è diventato l’uomo copertina degli azzurri. Napoli e Milan non pensano solo a difendersi, ma a giocare la partita a viso aperto: forti di un tasso tecnico elevato e di una continua ricerca del possesso. Hanno rimesso la chiesa (cioè il gioco) al centro del villaggio, e si godono il primato meritato. Fonte: Il Mattino.