Insigne-rigori, Spalletti ha le idee chiare

In caso di rigore andrà sempre  lui dagli undici metri nonostante  il suo anno orribile per i penalty

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È inutile perdersi dietro retro-pensieri, ch’erano già stati spiazzati prima che giovedì sera contro il Legia Varsavia Insigne prendesse il pallone di contro-balzo e, come fanno i campioni, lo scaraventasse di prepotenza, ma con sublime eleganza, proprio dove voleva. Per farsi un’idea di ciò ch’è successo, quattro giorni dopo l’errore con il Torino, basta andare sui social e dare un’occhiata: non erano undici metri, vero, forse dodici e semmai tredici, e non era neanche un calcio di rigore, perché non bisogna avere certo paura a tirarne un altro, ma un pallone in movimento. Più difficile, insomma, con un uomo nei paraggi e lo stress che comunque si era già accumulato dentro. E comunque, a scanso di equivoci, e semmai dovesse accadere in futuro, persino stasera all’Olimpico, se e quando un arbitro fischierà e poi indicherà il dischetto, sarà tutto terribilmente chiaro per le prossime quattro circostanze. «Perché per me a calciare andrà Insigne e poi, dopo, ci andrà Lorenzo; e poi a seguire toccherà al capitano e ancora, dovesse capitare, indicherei di nuovo il 24». Per la serie, fatevene una ragione, Luciano Spalletti ha deciso e il «monello» ha sorriso: potrà sbagliare ad oltranza, non ce ne sarà per nessuno. E così, nel caso in cui gli dovesse arrivare l’opportunità, potrà sempre avvicinarsi con leggerezza a quel pallone e intuire che dentro non ci sarà piombo ma fiducia. 

 

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ANNO ORRIBILE. Perché le statistiche di Insigne sono state rovinate da questo 2021 orribile, che hanno «macchiato» la sua tendenza, prossima alla perfezione: dei suoi nove errori sulle quarantuno esecuzioni, cinque risalgono agli ultimi sette mesi, una maledizione che si è «abbattuta» sul suo destro, disorientato (sicuramente) dall’errore nella finale di Super Coppa con la Juventus, poi ricalibrato sino a quando, dal Venezia in poi, non è entrato in quella specie di frullatore e si è smarrito. Ma allo stadio Olimpico di Roma, quello della doppietta nella finale di Coppa Italia del 2014, quello del suo primo gol con la maglia della Nazionale, quello di prodezze che hanno incantato mica solo se stesso, Insigne può sentirsi libero di ricominciare proprio dagli undici metri, il posto più vicino alla gioia inebriante. 

Fonte: A Giordano (CdS)

 

 

 

 

 

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