Il business di Diego fa ancora litigare le figlie e i manager

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Altro che sogno benedetto. La serie tv su Maradona fu la ragione di uno scontro con Claudia Villafane, l’ex moglie. Anni fa Diego impose ai produttori 14 inderogabili punti prima di concedere la liberatoria per «Sueño bendito». In quel documento con le condizioni, scritto dal Campione e dal suo avvocato Matias Morla, c’era di tutto e di più contro Claudia e anche Coco Villafane, l’ex suocero: «Mi fece provare lui per la prima volta la cocaina». E poi l’accusa alla madre di Dalma e Gianinna di aver sottratto milioni di dollari e non aver inviato soldi a don Diego e donna Tota, i genitori di Maradona, quando lui era ricoverato a Cuba.
I rapporti tra la famiglia e il cosiddetto entorno di Diego, quel clan che ha spesso cambiato interpreti e comunque mai ha saputo assisterlo adeguatamente, si sono inaspriti dopo la sua morte il 25 novembre scorso. Per questione di interessi, certo. I cinque eredi (Dalma, Gianinna, Jana, il figlio napoletano Diego Jr e il rappresentante del minore Diego Fernando) aspettano da tempo che l’avvocato Morla produca i documenti relativi ai conti bancari e ai contratti commerciali del padre. Vi è stata una rogatoria in cinque Paesi stranieri: mai arrivate risposte. Dalma e Gianinna hanno tentato di bloccare gli affari di Sattvica, la società che controlla i marchi di Diego gestita da Morla, ma il tribunale ha dato ragione al professionista. Che si è attivato per stipulare nuovi contratti, muovendosi anche in maniera scriteriata. Ad esempio, ha fatto partire diffide a chi aveva pubblicato su eBook libri dedicati a Diego, tra questi Maradona è amico mio, scritto da Marco Ciriello e diffusissimo. È qualcosa che in vita Maradona non avrebbe mai fatto perché profondamente rispettoso del lavoro altrui.

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LE DENUNCE

 

Dalma, Gianinna e i loro fratelli – avuti dal Pibe in altre tre relazioni – hanno ottenuto dal tribunale l’autorizzazione per mettere all’asta tre auto e due case. Racimoleranno non più di un milione di euro, il grosso chissà dov’è: dopo la morte del Capitano del Napoli campione d’Italia e della Seleccion mondiale si parlò di un tesoro di 100 milioni. Le due figlie di Diego e Claudia hanno guidato a inizio marzo un corteo popolare, nelle strade di Buenos Aires, contro Morla e hanno ottenuto che domani sia ascoltato dai magistrati che indagano sulla morte del Campione affinché si tenti di fare chiarezza su quanto accadde in quel tragico mese di novembre, dall’operazione alla testa fino al decesso. Ma questa non è l’unica cosa che sta a cuore alle due donne. Conta altro: gli affari post mortem. In agosto le eredi Maradona hanno ceduto alla società Coolulu Studio di Londra i diritti per stipulare contratti pubblicitari e sui social hanno annunciato una serie di iniziative, a cominciare dalla Festa del calcio il 30 ottobre, giorno in cui Diego avrebbe compiuto 61 anni. I manager di Coolulu Studio hanno iniziato a contattare grandi aziende e ciò ha spinto Stefano Ceci, imprenditore napoletano per vent’anni vicino a Maradona, ad attivare i suoi legali argentini per un’azione cautelare. Ceci aveva ricevuto da Diego nell’agosto 2020 il mandato per sottoscrivere contratti in Europa, con una congrua percentuale dei proventi da destinare al Pibe. Dalma e Gianinna, assistite dall’avvocato Sebastian Baglietto (è il legale che amministra l’eredità), hanno cominciato ad attaccare sui social Ceci, che secondo loro non avrebbe i titoli per trattare in nome e per conto di Maradona e dei suoi eredi, ai quali intanto l’imprenditore ha versato nei giorni scorsi circa 120mila dollari, la quota prevista per un contratto appena concluso.
Il brand del Campione è ancora fortissimo e proprio questo ha fatto scoppiare la guerra tra chi gestisce il suo marchio e i familiari. È il finale di una storia in cui a tutti interessa poco di Diego e molto di Maradona e dei milioni che ancora può fare guadagnare.

F. De Luca (Il Mattino)

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