Victor Osimhen e Andrea Belotti vivono da due anni sulle montagne russe. Salite e discese, su e giù per chi vive praticamente per il gol.
Nella stagione scorsa Osimhen è stato praticamente un fantasma. Appariva e scompariva in uno schiocco di dita. Luci di gran lunga inferiori alle ombre. La spalla, poi il Covid, poi ancora il colpo alla testa contro l’Atalanta a Bergamo…Ha accumulato un debito importante con Napoli e i napoletani che hanno saputo aspettarlo. E lui? Ha ricambiato con gli interessi. Ha giocato 8 partite (tra campionato ed Europa League) segnando la bellezza di 7 reti, venendo eletto come miglior giocatore del mese di settembre e diventando il vero simbolo del Napoli capolista. Ora, prendiamo il percorso di Osimhen e rovescialo come un calzino. Troveremo quello di Andrea Belotti, «il Gallo». Lo scorso anno è stato titolare, anzi titolarissimo. Ha giocato 36 partite (di cui 35 in campionato), segnando 13 gol e servendo 7 assist. Attaccante completo, a tutto tondo: segna e fa segnare. Nelle ultime 4 estati è stato sistematicamente al centro di ogni trattativa di mercato. È rimasto al Torino, ma Juric praticamente non lo ha mai visto. Anche domenica la sua presenza è a forte rischio. Le sliding doors dei numeri 9. La gazzella Osi corre, il gallo, al momento, non canta.
Il Mattino