Guidolin: «Il Napoli la squadra c he gioca meglio. Scudetto per sette. Anzi, sette e mezzo»
Il commentatore di Dazn parla della lotta scudetto
Francesco Guidolin ai microfoni del CdS parla della lotta scudetto che vede coinvolto anche la capolista Napoli e le altre compagini.
A lei non è tornata la voglia? «Di fare cosa?».
Di allenare. Mourinho è tornato in Italia, sono tornati in panchina Allegri, Spalletti, Sarri, Mazzarri. «Per ora ho fatto altre scelte, ma non è detto. Poi in fondo una squadra ce l’ho anch’io, quella di Dazn».
Alla quale non deve dare neanche un sistema di gioco, meglio di così. «Mi diverto, mi piace, potendo restare nel mio mondo. Spero di essere anche bravo».
Uno è bravo nel suo nuovo ruolo quando non teme di essere critico anche nei confronti di un collega. «Almeno pungente lo sono».
Ecco, con chi si sente allora di essere pungente guardando la classifica? «Con la Juventus, che è in ritardo, ma avete visto che reazione ha avuto nelle ultime settimane? Il lavoro di Allegri comincia a dare risultati importanti, la Juve è di nuovo solida, compatta e motivata. Max è un grande e non ha bisogno di avvocati difensori, ma credetemi, una squadra che ha vinto quasi tutto nell’ultimo decennio non è facile che abbia sempre addosso anche la necessaria cattiveria».
C’è un precedente al quale sia Allegri che la Juventus si attaccano. «Si riferisce al campionato che ha vinto dopo quella grande rincorsa?».
Sì, certo. «Può ripeterla, ma troverà salite molto più impegnative rispetto a quell’anno, anche perché ha davanti squadre più preparate e più forti di allora».
Come, ad esempio? «Il Napoli. Detto che giocava bene anche con Gattuso, Spalletti da grande allenatore qual è gli ha portato altre cose. Mi affascina il Napoli, è una squadra che privilegia il gioco, ha qualità, è agile, veloce, e davanti è esploso Osimhen, che quando parte è dirompente. Mi faccia dire un’altra cosa su Luciano».
La dica. «Sta buttando anima e cuore dentro la sfida, andrà molto lontano».
Fino allo scudetto? «Andrà molto lontano e basta per ora, lo scudetto se lo giocheranno in sette, anche l’Atalanta».
Almeno può dire se il Napoli è la squadra che gioca meglio? «Questo posso dirlo sì, ma il Milan non è da meno. Questo Milan che è figlio della saggezza e della competenza di Stefano Pioli è un piacere guardarlo, anche perché gioca divertendosi. Leão, Tonali, Brahim Diaz, Saelemaekers da quanto sono cresciuti sembra che siano passati due campionati e non solo alcuni mesi».
Non avendo cambiato il manico, di sicuro il Milan è un cantiere molto meno aperto rispetto a Inter, Roma e Lazio. «Ma farei attenzione, c’è cantiere e cantiere».
In che senso? Si spieghi meglio. «A oggi il cantiere più aperto è quello della Lazio, ma c’era anche da aspettarselo, avendo cambiato sia l’allenatore che il sistema di gioco. Il lavoro che deve fare Sarri è superiore a quello che devono fare Simone Inzaghi all’Inter e Mourinho alla Roma. In certi casi ci vuole pazienza e al tecnico va dato il tempo di far crescere la squadra, perché ricordatevi che l’allenatore bravo finisce sempre per trovare la soluzione giusta. E Sarri è bravo. Poi non dimentichiamo che la Lazio ha anche tanta qualità».
Anche l’Inter ha tanta qualità. «E la consapevolezza addosso di poter rivincere, dopo avere vinto l’anno passato. Prendendo Correa che ha un talento infinito l’Inter è di nuovo fortissima».
Mourinho alla Roma: qual è il primo pensiero che le salta in testa? «Il mio primo pensiero sulla Roma non riguarda Mourinho, a dire la verità».
Chi riguarda? «Il quartetto di attacco che è addirittura a livello top in Europa. Mourinho poi…».
Mourinho poi? «E’ una sfida entusiasmante, la Roma non vince da tanto tempo, Mou è uno degli allenatori più vincenti in questi ultimi venticinque anni, e allora sarà meraviglioso seguire il loro cammino. Mourinho e la Roma sono fatti per vivere insieme».
Le sette sorelle, e poi?
«La Fiorentina è la settima sorella e mezzo, la vedo subito sotto o addirittura con le altre sette».
Gavi, classe 2004, che gioca la finale di Nations League è un messaggio anche per voi allenatori italiani. «Mancini e qualche altro allenatore italiano hanno già aperto le porte ai giovanissimi. Ed è giusto così, perché chi è bravo va fatto giocare. E’ una cultura che per fortuna sta prendendo sempre più campo anche da noi».
Fonte: C. Benforti (CdS)