Mister De Lella ed i suoi ragazzi: Ferrara e Cannavaro

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Mister De Lella ed i suoi ragazzi, ne ha cresciute di promesse. Ne ha lanciati di fenomeni. Come Ciro Ferrara, che lui ribattezzò Stielike, come il giocatore tedesco. Per migliorarlo spingeva Ciro a presentarsi al campo delle Due Palme ad Agnano alle otto del mattino. «Affondo in un vortice di tristezza. Mi addolora aver perso una persona preziosa, significativa sia per quel ragazzino che ieri cresceva sia per l’uomo che oggi sono diventato. Mister, quanta strada ho fatto grazie a Lei, gliene sarò eternamente riconoscente. Mi risuona la voce inconfondibile: Stu cazz’e guaglione. Ci mancherà», è il pensiero di Ciro Ferrara. Era un calcio italiano che credeva nei settori giovanili fatti in casa. Il vivaio azzurro in quegli anni produceva gratis pezzi pregiati: Musella, Raimondo Marino, Caffarelli, Ciro Muro, Celestini, Volpecina ed il portiere Di Fusco. Il Napoli dominava anche al Viareggio, con l’abilità del dirigente, Paolo Fino. Nel 1984 lo scudetto Allievi, conquistato ai rigori (8-7) contro la Fiorentina. Nel 1990 un altro scudetto (in finale contro il Torino di Bobo Vieri), con Ciro Caruso, De Rosa, Rogazzo, Ciccio Troise. E il futuro Pallone d’Oro Cannavaro. «Ero all’Italsider e lo guardavo silenzioso mentre da centrocampista mi convinceva a spostarmi in difesa. Solo lui poteva riuscire a farmi giocare terzino e poi centrale. Ricordo ogni cosa di quei giorni. E poi che piede teneva: faceva impazzire il povero Pino Taglialatela sui calci di punizione», ricorda Cannavaro. Lasciato il Napoli ha poi continuato a lavorare sempre tra i giovani, che erano la sua vita, in varie società minori della Campania.

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Il Mattino

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