Capello: “Jorginho da pallone d’oro, mi aspettavo  un Napoli così pronto: Osimhen può migliorare. La Juve già fuori dallo scudetto”

Lunga intervista del CdS all'opinionista di Sky

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Se è vero che la passione si spegne con il passare del tempo, Fabio Capello è una magnifica eccezione: a 75 anni guarda un’infinità di partite, studia, ragiona. E commenta, ovviamente, come opinionista Sky graffiante e sarcastico. Nessuno meglio di lui può raccontare Italia-Spagna prima che si giochi. 

 

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 Sarà più dura rispetto alla semifinale europea?  «Non so se sarà più dura ma mi aspetto dei fastidi. Il loro calcio ci ha spesso creato delle difficoltà. E non credo che il copione della partita sarà tanto diverso». 

Cioè?  «La palla la terranno loro. Ma se siamo bravi in difesa abbiamo buone possibilità perché la Spagna, che ha tante assenze importanti, ci lascerà delle opportunità per segnare». 
 
Cosa deve fare Mancini per non disperdere l’entusiasmo di Wembley?  «Con il Mondiale alle porte l’importante è conservare l’umiltà, la voglia di sacrificarsi, l’allegria. Con questi presupposti abbiamo vinto. E ora non dobbiamo adagiarci. Confermarsi ad alti livelli è sempre difficile».

A San Siro manca Immobile. Meglio con un centravanti o con Insigne nel mezzo? «A me Insigne piace di più sul lato sinistro. In generale ritengo che i calciatori debbano essere messi nei ruoli naturali. Ma se Mancini ritiene che sia funzionale da finto centravanti l’esperimento ci può stare».

In Svizzera il tentativo con Zaniolo non ha funzionato.  «Perché Zaniolo quel ruolo non lo può fare. Zaniolo deve partire dalla fascia, sprigionare tutta la sua forza fisica, come faceva Savicevic nel mio Milan».

Zaniolo come Savicevic?  «Il paragone tra i due non mi sembra azzardato, purché chiaramente Zaniolo torni quello che era prima degli infortuni. Anche lui ha dei colpi di classe e di genio come Dejan».

Tornando alle scelte di Mancini, c’è un problema centravanti in Nazionale? «Non credo. Immobile è bravo, lotta, apre spazi per i compagni. Certo non riesce a esprimersi ai livelli della Lazio».

Questione tattica?  «Questo è un problema relativo. Credo sia più un discorso di pressione psicologica e di velocità del gioco: a livello internazionale si va più forte». 

Mourinho ha detto di aver trovato la Serie A molto migliorata rispetto a come l’aveva lasciata. 
«Ci sono delle novità interessanti, è vero, ma quando vedo la Premier League sembra un altro sport. E dipende anche dagli arbitri». 

Mancano arbitri bravi da noi?  «No, è un fatto di cultura. Da noi ogni contrasto è un fischio, all’estero non buttano la palla fuori neppure con l’uomo a terra. Mi fa ridere quando anche dei miei colleghi in tv per giustificare un fallo dicono “Beh, lo tocca”. Che vuol dire? C’è gente che si tuffa in continuazione, i famosi falli di svenimento… Così non cresciamo di livello».

Quali novità del campionato possono servire a Mancini in vista del Mondiale«Sicuramente Tonali, che presto entrerà nel club arricchendo un centrocampo già completo. Per non parlare di Pellegrini, che con Mourinho ha trovato la scintilla giusta. Da molti anni non avevamo un reparto così forte: saranno in tanti a lottare per un posto. E il centrocampo è l’anima della squadra». 

Jorginho è da Pallone d’Oro?  «Senza dubbio. Non solo perché ha vinto tutto ma anche perché nelle vittorie è stato determinante. Nel 2021 non vedo giocatori altrettanto decisivi».

E la difesa dà garanzie? L’età avanza…  «Bonucci e Chiellini sono dei totem. Torno al discorso di prima: se il centrocampo ti sostiene, l’esperienza è un valore e la vecchiaia si sente meno».

Donnarumma ha chiesto di non essere fischiato a San Siro. «Spero che sia accontentato, perché è un giocatore della Nazionale che ha dato un contributo fondamentale per il titolo europeo. Ma mi lasci dire una cosa: Donnarumma è stato irriconoscente verso il Milan, andando al Psg. Per tutto ciò che il club aveva fatto per lui e la famiglia quando era ragazzino, avrebbe dovuto comportarsi diversamente».

A proposito di Psg, dopo aver comprato tutti l’Emiro vincerà la Champions?  «Non lo so, non è detto. Nelle squadre serve equilibrio, oltre alla qualità. La sconfitta contro il Rennes l’ha dimostrato. Ma certo, l’attrattiva è enorme: prima non mi sarei mai sognato di guardare una partita di campionato del Psg, ora sono curioso. Dai tenori ti aspetti sempre un acuto, il calcio è anche e soprattutto uno spettacolo». 
 
Le spagnole invece sono in crisi. Da ex allenatore del Real Madrid, che idea si è fatto?  «Servirà del tempo per ricostruire. Il Madrid ha bisogno di un paio di difensori centrali: li ho visti contro il Maiorca, mamma mia. Ma davanti stanno bene, anche senza Mbappé, perché hanno talenti interessanti. Il Barcellona non può muoversi, ha problemi economici. Ma con gli stadi pieni aumenteranno i ricavi e piano piano apriranno un nuovo ciclo».

In Italia si aspettava un Napoli così pronto? “Sinceramente sì. L’avevo detto prima dell’inizio del campionato. Ora è più facile. Già Gattuso aveva fatto un ottimo lavoro. Spalletti ha dato nuovi impulsi. E i risultati si vedono». 

Si vede anche un grande Osimhen.  «Sì, un attimo… Ha una forza fisica incredibile ma con i piedi deve migliorare molto. Può farlo con l’allenamento quotidiano. Allora sì che diventerà straripante». 

La Juve è fuori dal discorso scudetto?  «Per me sì. E’ già troppo lontana dal vertice e ha tante squadre davanti. E’ un campionato molto combattuto e se devi recuperare punti a Napoli, Milan, Inter e Roma diventa complicato».

A cura di Roberto Maida (CdS)

 

 

 

 

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