Gallo: “Milan? Al momento è la rivale più accreditata del Napoli”
Massimiliano Gallo, giornalista, ha parlato oggi ai microfoni di Radio Marte, a Marte Sport Live.
“Il problema culturale esiste perché il Paese è razzista ma c’è un atteggiamento troppo morbido. Da pochissimo c’è stato l’intervento della Juventus che ha allontanato chi ha insultato Maignan. Abbiamo un codice di giustizia sportiva molto particolare, duro con le società ma anche resiliente con chi collabora. Koulibaly aveva già subito cori razzisti in Inter-Napoli di dicembre 2018: cosa è cambiato? Niente, solo il COVID-19 che ha chiuso gli stadi come anestetico. Il razzismo peraltro allontana gli sponsor e i soldi. Tavecchio? Le sue dichiarazioni confermano che il calcio italiano si presenta come un’industria ma non è affidata a dei manager bensì a gente che di economia non capisce nulla. Si guarda l’obiettivo minimo, quello a un centimetro. Se io lascio i razzisti negli stadi perdo soldi, non li guadagno. L’unico vero manager è Dal Pino, poi si bada solamente a sé stessi, perciò le società sono indebitate. Bisogna creare, come all’estero, la possibilità di andare a vedere la partita in un contesto civile. Il Milan è una squadra molto forte, costruita meglio e con raziocinio pensando al futuro e al presente. Stanno giocando senza i due esperti come Ibrahimovic e Giroud e sono comunque secondi in classifica, la società poi è molto forte con Maldini, Scaroni, Gazidis, Elliott. Globalmente è la squadra meglio attrezzata, bisognerà capire quante partite riusciranno a giocare Ibra e Giroud: se ne giocano 10 ciascuno, non possono vincere. Se ne giocano 20 diventa complicato per altri. Al momento è la rivale più accredita del Napoli. Il calcio italiano se ne infischia del razzismo, questo è il punto. La vera novità di questa vicenda è stato il clamore mediatico che ha suscitato. DAZN ha trattato questa notizia con la stessa gravità con cui l’avrebbe trattata nelle tv anglosassoni. Anche la Fiorentina ha fatto bene e poi a catena si è mosso tutto. Il calcio italiano è indietro e vuole essere indietro. Non è che con Tavecchio avessimo preso un filosofo”.