Fabio Cannavaro: “Insigne? Ecco il mio consiglio. Anguissa è stato un grande affare”
L'ex difensore di Napoli, Juventus, Inter e Real Madrid tra Insigne e il momento degli azzurri
In quel mare che bagna Napoli, c’è un pallone d’oro che galleggia e riflette la storia di un uomo che ha deciso di attraccare dove l’ha portato il cuore: si può navigare per una vita intera, sentire il richiamo del proprio talento, ma poi c’è un giorno in cui, lasciando sulla banchina quindici mensilità e una trentina di milioni di euro, i sentimenti ti prendono in contropiede e ti sballottano contro se stesso. Fabio Cannavaro ha resistito in giro per il Mondo ancora sei anni e poi sei bolle («la più lunga di 71 giorni, la più breve di un mese») ma ad un certo punto si è piegato ai sentimenti: «Non ce la facevo più a stare senza famiglia, sono rimasto senza di loro per undici mesi una volta e per otto un’altra». E’ tornato a casa, ora se ne sta su un terrazzo perfidamente bello e invitante, con il sole che illumina un orizzonte nel quale quel pallone d’oro è pronto ad accomodarsi in panchina persino con il decreto crescita: vada come vada, sarà un affare.
C’è un momento in cui pure un eroe del 2006 s’arrende, Cannavaro. «Ho risolto con il Guangzhou Evergrande, anche se lì ci stavo bene: sono grato per ciò che ho ricevuto, ma nella vita ci sono scelte da fare».
È da un po’ che la chiamano mister. «Vorrei fare l’allenatore, ruolo che interpreto ormai da sei anni: ma a volte ho la sensazione che esserlo stato in Cina non significhi niente. Ma lì ho sistemato quelle idee che inizialmente nella mia testa si accavallavano in maniera forse disordinata. Italia o Europa, sono pronto a tutto».
Dici Cannavaro e pensi, per quando sarà e con il rispetto che si deve a Spalletti, al Napoli. «Che però un allenatore e anche bravo ce l’ha. E a me piace anche molto: sono andata a studiarlo a Roma, so che sta da solo qui e quindi lo inviterò a cena in queste sere. Il suo Napoli gioca bene e vince, spero e gli auguro di farlo a lungo».
Il Napoli di oggi è (anche) Insigne. «Ha pressioni enormi e responsabilità gigantesche. Però ha dimostrato di saperle sopportare. Ma se dovessi spingermi a dargli un parere, gli direi resta qua».
L’uomo del momento si chiama Osimhen: Cannavaro come lo marcherebbe? (Sorride) «Ma che domande fate? Non gli farei vedere il pallone. Attaccante completo, che sa fare reparto da solo e giocare coi compagni, tra i quali Anguissa, la sorpresa di questa fase iniziale della stagione. Un grandissimo affare».
Cannavaro è due tonalità d’azzurro . «Il Ct è Mancini e quel posto non glielo toccherà, giustamente, nessuno. È stato semplicemente strepitoso per aver costruito una Nazionale meravigliosa. Il suo successore potrà dirsi un uomo fortunato, perché troverà un lavoro straordinario».
L’allenatore «esagerato»? «Guardiola per quello che ha realizzato negli ultimi dieci-quindici anni. Un rivoluzionario, come lo fu Sacchi all’epoca. Ma a me piace la scuola tedesca, Klopp in testa».
I difensori più forti del momento? «In ordine sparso: Sergio Ramos, Thiago Silva, Van Dijk e Koulibaly. Ma le ultime generazioni mi lasciano perplesso, come se la costruzione dal basso li distraesse dai loro principali compiti».
Lo scudetto dove potrebbe finire? «L’Inter per organico e predisposizione psicologica alla vittoria mi sembra la favorita; poi ci sono le altre: il Napoli se darà continuità e non dovrà fronteggiare problemi seri, Coppa d’Africa a parte; il Milan se matura, perché mi pare un po’ giovane. Più staccate la Lazio e Roma che hanno allenatori nuovi; e la Juventus, che è in ritardo».
Un pallone d’oro non può non assegnare il pallone d’oro… «Per i risultati di club e Nazionale, dovrebbe andare a Jorginho. Ma la Coppa America ha rilanciato la candidatura di Messi. E quindi non immagino come possa finire».
Fonte: A. Giordano (CdS)