Lo chiamano centravanti, Victor Osimhen, ma lui si propone come calciatore totale, attaccante che fa reparto o che fa semplicemente da sé, geniaccio un po’ scugnizzo e rapinatore del tempo e dello spazio che lo trasforma in serial-killer. Fisicità, elasticità, atletismo, spregiudicatezza e su Napoli-Cagliari viene impresso il suo timbro. Segna, conquista il rigore, si fa perdonare la marachella d’una simulazione (con giallo) e però stordisce il Napoli e l’induce alla standing ovation…. Il Napoli si è limitato a ripassare per sé la lezione, dimostrando di avere già imparato, ma di non voler strafare: corto, lungo, giro palla, un possesso bulgaro (68,3%). Ha preferito non alzare il ritmo, amministrandosi, quasi “proteggendo” se stesso per evitare di andare in acido lattico: da Fabian (delizioso) ad Anguissa (elettrico), poi a campo largo su Politano o su Insigne, oppure su Zielinski, per alimentare Osimhen. Ed il nigeriano ci pensa, andando in gol all’undicesimo, lasciando Godin ad ondeggiare nel nulla, sterzando e fintando, fino all’impatto “letale” per il rigore di Insigne. Poi, il Napoli si gode non solo Ounas e Petagna o Elmas e Lozano, ma pure, nel finale, il rientro di Demme, un’opzione in più per affrontare il tour de force. Il viaggio del Napoli nel sogno, che la sesta vittoria consecutiva alimenta, continua, quello del Cagliari dovrà pur iniziare.
CdS