La disamina di Alessandro Barbano sul Napoli visto ieri a Marassi. L’editoriale, stamattina, sulle pagine de Il Corriere dello Sport:
Non dite ad Agnelli, agli azionisti della Juve, e meno che mai ad Allegri – ma forse lo sanno – che Anguissa è costato 500mila euro di prestito e un ingaggio di un milionesettecentocinquantamila euro all’anno (altrettanti glieli paga il Fulham, da cui proviene). Dopo quello che si è visto ieri a Marassi, e dopo quello che ha fatto fin qui vedere il centrocampo bianconero, potrebbero sentirsi male. Perché, con un innesto intelligente ed economicamente sostenibile, De Laurentiis ha restituito equilibrio agonistico e tattico al centrocampo azzurro. Con quello che pesano cartellini e ingaggi di Rabiot, McKennie, Bentancur e Ramsey, la Juve continua invece a brancolare nel buio.
Anguissa è un giocatore straordinario: la carica fisica, la buona dotazione tecnica, la perfetta integrazione tattica ne fanno la chiave che trasforma la mediana azzurra in un’architettura solida e dinamica. Ed è la fotografia più felice del quattro a zero con cui il Napoli stende la Samp e vola a punteggio pieno in testa alla classifica.
Il rischio di ubriacarsi di illusioni sarà, dopo una partita così, la preoccupazione di Spalletti nella settimana che porterà al Maradona il Cagliari (domenica 26) e lo Spartak Mosca (giovedì 30). Perché, se si esclude un breve rilassamento dopo il primo gol, a cui ha posto riparo un bravissimo Ospina, il Napoli non ha sbagliato nulla, ed è parso dominare in scioltezza l’intera gara contro un avversario tutt’altro che facile.
Perché, a fianco della superba prestazione del camerunese, c’è la conferma di quanto Osimhen sia diventato il riferimento dell’intera geometria offensiva. Non solo per i gol che segna, non solo per le palle che recupera caparbiamente, non solo per la capacità di anticipare l’avversario su quasi tutte le rimesse che giungono da Ospina o dalla difesa, ma soprattutto perché il suo movimento offre un’alternativa costante e apre spazi alla manovra dei centrocampisti. Con il nigeriano l’imprevedibilità dell’attacco azzurro diventa un rebus irrisolvibile per qualunque difesa.
Ma non finisce qui. Perché la regia di Fabian è finalmente lucida e generosa, l’ispirazione di Insigne illuminante e costante. E Lozano è tornato l’uomo capace di girarsi per attaccare la porta e saltare puntualmente l’avversario sull’uno contro uno. Dopo cinque giornate, la classifica mostra fedelmente il primato del gioco e l’equilibrio tattico che il Napoli esprime. Ma, più di tutto, premia una maturità mai vista nelle ultime tre stagioni. Perché l’intesa raggiunta in tutti i reparti non racconta una corretta esecuzione di indicazioni tattiche, ma piuttosto un’abitudine a pensare e ad assumere decisioni responsabili. Questa evoluzione è il contributo più importante che Spalletti ha portato al Napoli.
Il capitano è il simbolo di questa razionalità che anima i gesti atletici del gruppo azzurro: sul gol di Fabian Ruiz rinuncia a tirare e offre un assist alla precisione balistica dello spagnolo, e sul secondo gol di Osimhen scatta sul primo palo, liberando il nigeriano al centro dell’area di rigore. Questo per dire che il primo posto del Napoli è costruito senza palla e con la testa. Perciò vale doppio.
A. Barbano (CdS)