Quale il primo messaggio che indirizzi alle giocatrici prima dell’inizio di questa esperienza? “La prima cosa in assoluto che vorrei dire è che purtroppo troppo spesso ci dimentichiamo che il calcio è divertimento, coesione, stare insieme e amore per un gioco meraviglioso e dunque tutto questo non deve mai mancare. Spero di poter avere l’attenzione di tutte le ragazze, di riuscire a crescere insieme e dare a loro la possibilità di fare anche qualche piccolo passo in avanti, perché no? Intendo tatticamente anche varie soluzioni, ma l’importante, ripeto, è che le ragazze si impegnino. Cerchiamo insieme di crescere, assieme a tutto lo staff, per poter dare il meglio a questa Società.”

Quale il tipo di calcio che prediligi? “Avere sempre la palla? (sorride, ndr). Fa un po’ parte del mio carattere: quando ero una giocatrice ero abbastanza guerriera e questo è quello che vorrei dalla squadra. Avere fame di fare bene, aver fame di avere sempre il pallone e quando non lo abbiamo cercare di riconquistarlo subito e saperlo gestire e avere la pazienza di gestire, ma nello stesso tempo avere tanto coraggio, perché credo che alla fine sia questo che alle volte manca, e in questo dobbiamo essere bravi noi, all’interno dello staff, a dare la possibilità alle ragazze di avere coraggio in base a quelle che sono le loro potenzialità”.

Cosa hai “rubato” nella tua esperienza nelle giovanili maschili che pensi si possa travasare nelle femminili? “Ho “rubato” tanto, nel senso che aver provato sia ad allenare i ragazzi che le ragazze mi ha dato la possibilità, a livello umano, di capire che ci sono delle differenze importanti nell’approccio alla partita, nell’approccio agli allenamenti: le ragazze sono molto differenti dai ragazzi nella modalità di approccio, appunto, non sono diverse, invece, dentro a un campo, perché tutto quello che puoi insegnare a un ragazzo lo puoi insegnare anche a una ragazza, però, sicuramente, i maschietti, a differenza delle ragazze, sono un po’ più terra terra, non fanno tanti voli pindarici, mentre noi siamo un pochino più complesse, e quindi è necessario, a livello umano, a livello psicologico, avere tante informazioni per poi poterle trasmettere nel modo giusto, perché se parlo con una ragazza o se parlo con un ragazzo, la modalità deve essere un po’ diversa”.

Come sta il calcio femminile oggi? Negli ultimi anni l’ottimo lavoro della Nazionale e l’interesse dei grandi club ha accesso i riflettori su questa realtà… “Quello che dico sempre alle ragazze che giocano a calcio oggi è che hanno la grande fortuna di avere la strada un po’ più spianata, perché quando giocavo io tutto questo era impossibile: intendo solo il fatto, ad esempio, che quest’anno le partite di Serie A vengono trasmesse su La 7, prima su Sky, insomma, l’attenzione mediatica che c’è oggi prima non c’era. Credo che grazie alla Nazionale ci si sia resi conto del fatto che il calcio femminile può essere un calcio divertente, anche se un po’ più lento di quello maschile e questo è entrato nelle case degli italiani e di conseguenza anche nelle case degli imprenditori e delle società professionistiche.”

Fonte: parmacalcio1913.com