Il Napoli ha giocato la prima amichevole della nuova stagione con le vecchie maglie, quelle indossate fino al 23 maggio, ovviamente prive della coccarda tricolore della Coppa Italia vinta nel 2020. Non era mai accaduto nella storia, pure travagliata, del club. De Laurentiis ha fatto sapere che le nuove divise, da lui ideate, arriveranno il 20 agosto, soltanto un giorno prima dell’inizio del campionato. Quelle che stanno utilizzando gli azzurri in Trentino sono maglie “pesanti” perché ricordano il finale amaro dello scorso campionato, con il pareggio appunto del 23 maggio contro il Verona che vanificò la rimonta per conquistare un posto in Champions.
Molti tifosi sono ancora sconcertati per quella prestazione. In campo c’erano undici fantasmi. E anche in panchina. Gattuso, che era appunto in panchina il 23 maggio, ha rilasciato due interviste dopo quella notte al “Maradona” ma non ha mai spiegato cosa – dal suo punto di vista – accadde in campo. Un’occasione persa. Perché non dare una risposta agli interrogativi dei napoletani che hanno apprezzato il suo lavoro per un anno e mezzo in un contesto oggettivamente difficile, dalla pandemia alle tensioni con De Laurentiis? Perché quel Napoli buttò via la qualificazione Champions prendendosela con il Verona, che – si ricordi – mise il portiere di riserva dopo il gol del vantaggio? Una risposta l’ha data nella sua prima conferenza stampa Spalletti, il successore di Gattuso, quando ha parlato di una squadra che deve essere consapevole della propria forza. Il Napoli crollò a un passo dal traguardo proprio per un limite di personalità. E, se non c’è quella (ovviamente abbinata alla qualità), è difficile immaginare che gli azzurri, anche con le nuove maglie, possano rientrare in Champions League, tra uno o più anni, perché il livello delle rivali si è elevato. F. De Luca (Mattino.it)