Broomfield, Console inglese a Napoli: “Io, inglese napoletano..”

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David Broomfield, Console inglese a Napoli, ha rilasciato un’intervista a Il Mattino, in cui ha spiegato tutto il suo amore per la città partenopea.

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“Una volta in pensione tornare a Napoli”.
Perché?
«Ma lei ha mai visto una città dove le persone si prendono una pausa per parlare con uno straniero? Artigiani che mentre lavorano sospendono le proprie attività per rispondere sempre cortesemente alle domande che vengono poste. Persone che danno più valore ai rapporti umani che alla frenesia del nostro mondo moderno?».
Caratteristiche che non ha trovato altrove?
«No. Londra, Parigi, Madrid, nessuna città ti offre quello che ti regala Napoli. Sono arrivato qui oltre trent’anni fa come vice console quando l’ufficio era in via Crispi. Ho incontrato tanti napoletani e mi sono innamorato di questa città. Una volta terminato l’incarico sono andato a Firenze prima ed a Roma poi sempre con lo stesso pensiero: tornare a Napoli una volta andato in pensione. Una città unica nel suo genere le cui caratteristiche si possono ritrovare soltanto qui».
Quanto è cambiata Napoli in questi 30 anni?
«Tantissimo. Ho cominciato a lavorare con il G7 e la reputazione della città non era bellissima all’estero. Ma questo vale per tutte le grandi città. I turisti inglesi non amavano Napoli. Arrivavano qui per spostarsi soprattutto in costiera sorrentina preferendo evitare la città. Oggi mi sono accorto che restano per un paio di notti anche a Napoli».
Cosa consiglia ai suoi amici?
«Di vedere tutta la città. Non lasciarsi incantare solo dal golfo. Qui c’è il centro storico, le chiese, i quartieri popolari. C’è un modo di vivere. Anche la lingua inglese è molto più comune tra ristoratori, ragazzi, persone comuni. Se ti rivolgi con il sorrisone persone ti accolgono con un sorriso ancora più grande. Tanti anni fa era difficile entrare nei quartieri spagnoli. Oggi è uno dei luoghi preferiti dal turista grazie ai ristoranti, ai pub, ai luoghi di incontro. Il sorriso di Napoli ti conquista».
I suoi luoghi dell’anima?
«Il centro storico soprattutto. Non capita dappertutto ti poter vedere gli artigiani che lavorano nelle loro botteghe in pieno centro cittadino e tutti, se li avvicini facendo qualche domanda, si fermano per risponderti, si prendono una pausa e ti sorridono. Nessuno ti dice di andar via perché è occupato. Il centro storico napoletano è vivo, animato ricco di gente e di anima».
Domani Italia-Inghilterra.
«Non sono un grande appassionato di calcio né di sport in genere. Ho seguito qualche volta il Napoli ma senza particolare attenzione. Più che altro vedevo gli highlights delle partite».
Vero, ma la partita la vedrà con un cuore diviso?
«Per quaranta anni ho avuto la fortuna di poter essere neutrale in quanto mi trinceravo dietro il mio ruolo di diplomatico. Oggi gli amici inglesi e italiani mi inondano di messaggi: ora non ti puoi’ nascondere e mi chiedono per quale squadra tiferò».
E l’animo del console resiste.
«Al balcone dovrei mettere due bandiere perché non sono tanto appassionato di calcio e pur essendo nato in Inghilterra, ho scelto l’Italia come luogo dove vivere».
Ma vedrà la partita?
«Certo. A Napoli la partita assume diverse implicazioni: non c’è traffico ma devi fare in fretta a tornare prima della sua conclusione, c’è tanto entusiasmo in giro e anche se non la segui basta aprire il balcone per assistere alle esplosioni in caso di gol. In tutta la zona c’è una eruzione».
E Italia-Inghilterra?
«Sa che è veramente difficile? La vedrò sicuramente con il cuore diviso a metà».
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