Lorenzo Insigne sa di aver deluso contro l’Austria. Così come sa di dover ignorare le critiche: il talento più è grande più suscita aspettative. Nei quarti, Mancini si affiderà ancora a Lorenzo perché Insigne, a trent’anni, non si è mai gettato via. E non si è mai gettato a terra. Alla faccia di chi fa le smorfie vedendolo soffrire senza fare magie. Come un terzino normale. La sua prova da attaccante è un flop, da qui non si sfugge. Ma non meno degli altri scesi in campo dal primo minuto. Dunque, nessun capro espiatorio. Ha funzionato, con puntualità per i tempi regolamentari, la gabbia creata da quasi omonimi Laimer e Lainer, mentre Schagler spezzava le poche linee precise di passaggio trovate. Nei quarti di finale servirà, quindi, una rapidità nel possesso ben diversa per tornare a vedere un Insigne maggiormente incidente nell’arco del gioco. Il capitano del Napoli sa di essere nel momento chiave della sua carriera in Nazionale: questo Europeo e poi il Mondiale in Qatar, tra poco più di un anno. Lui ci crede a questo gruppo e a se stesso. Si è preso sulle spalle ogni cosa, anche le critiche non lo spaventano. Non gli fanno nulla al Napoli, non gli fanno nulla qui.
Il Mattino