Paura del “taylorismo”? L’organizzazione scientifica del lavoro, teorizzata dall’americano (almeno questo) Frederick Winslow Taylor nel 1911, c’entra poco o nulla. C’entra, invece, e molto, la scelta compita dalla Uefa (Roberto Rosetti) a proposito dell’arbitro che ci dirigerà domani sera a Wembley contro l’Austria. E’ Anthony Taylor, ha 42 anni, è internazionale dal 2013 ma, soprattutto, è inglese (e due), precisamente fra Altrincham e Wythenshawe, sobborghi a sud di Manchester, a una quindicina di minuti di macchina dall’Old Trafford e a quasi il doppio dall’Etihad Stadium. Inglese e mai come in questi giorni, in queste ore, i rapporti fra l’Inghilterra e l’Italia sono particolarmente tesi, complice l’Europeo e le vicende legate alla fase finale di Londra ma anche al Covid e all’aumento dei casi, esplosi nella Terra di Sua Maestà. Le parole del nostro Premier, Draghi, sulla necessità di spostare le final four ad altra sede, con la Merkel pronta a sostenere la candidatura di Monaco, hanno fatto brillare l’idea di un complotto internazionale nella testa di Boris Johnson, ben al di là delle semplici vicende pallonare. La traduzione di tutto questo, però, è nei brutti pensieri che hanno iniziato a circolare subito dopo l’ufficializzazione del nome del direttore di gara che, per inciso, era in campo al Parken di Copenaghen il giorno del dramma di Eriksen.
EQUILIBRIO. Anthony Taylor ha una provata esperienza con le brutte faccende, e questa rischia di esserlo. Prima di diventare arbitro di Premier, è stato agente carcerario a Strangeways, ovvero all’HMP Manchester, dove l’acronimo sta per Her Majesty’s Prison, insomma, le prigioni di Sua Maestà. Non certo un posto da favola dove andare in vacanza. Un’esperienza che, nel caso-Eriksen, è stata determinante (ha agito con calma e prontezza, in 4 secondi i medici erano già accanto allo sfortunato centrocampista danese. «Mi sono specializzato in tecniche di controllo e contenzione, istruendo il personale sui modi migliori per controllare gli individui violenti e le situazioni difficili che si presentano» disse in un’intervista nel 2017. Lo sarà anche a Wembley domani sera? Non sono pochi i precedenti delle nostre squadre, bilancio di un equilibrio da farmacista, ad iniziare dai tre con la Nazionale: una vittoria (contro la Grecia nel 2019, qualificazione a questi europei), un pareggio (contro l’Olanda in Nations League nell’ottobre del 2020) e una sconfitta, in amichevole a Nizza contro la Francia (2018, seconda partita di Mancini da ct). Sono 13 le gare dirette alle nostre squadre di club (ben 4 all’Inter): 5 vittorie, altrettante sconfitte e tre pareggi, un rigore a nostro favore e quattro contro.
A cura di Edmondo Pinna (CdS)