La fine di Maradona, parla l’ infermiera: «È vero, i medici lo hanno fatto morire»
È cominciato lo scambio di accuse tra i sette indagati per la morte di Diego Armando Maradona. Rischiano grosso, dagli 8 ai 25 anni, per omicidio con dolo eventuale, il capo di imputazione che verrà formalizzato al termine di tutti gli interrogatori della Fiscalia (procura) di San Isidro, che guidata dal procuratore capo John Broyard indaga dal 25 novembre, il giorno della fine del Campione. I primi due interrogati – gli infermieri Omar Almiron e Gisela Dahiana Madrid – hanno lanciato accuse durissime nei confronti dei medici che avrebbero dovuto coordinarli. E oltre si è spinto l’avvocato Rodolfo Baqué, che ha assistito l’infermiera Madrid durante dieci ore di interrogatorio. «Sono stati i medici che hanno ucciso Maradona per negligenza». La conferma di quanto avevano scritto venti periti in una relazione depositata due mesi fa.
L’ACCUSA
Cosa ha spinto l’avvocato Baqué a fare questo durissimo atto di accusa verso i medici, in particolare i coordinatori dell’équipe sanitaria che avrebbe dovuto assistere Diego, il neurochirurgo Leopoldo Luque e la psichiatra Agustina Cosachov? Una mossa strategica, per alleggerire la posizione della sua assistita, arrivata a dichiarare davanti ai pm che le era impedito di entrare nella camera di Maradona dall’assistente che seguiva come un’ombra l’ex capitano del Napoli e dell’Argentina campione del mondo, Maxi Pomargo, il cognato dell’avvocato-manager Matias Morla. «C’erano diversi elementi che facevano pensare che Maradona sarebbe morto da un momento all’altro. E i medici non hanno fatto nulla per impedirlo», ha sottolineato Baqué. Al di là delle strategie processuali, è esattamente quanto aveva riferito il primo degli interrogati, l’infermiere Omar Almiron, che ha dichiarato di non essere stato messo a conoscenza della cardiopatia di Diego e di aver richiesto strumenti – cardiofrequenzimetro, tubo per l’ossigeno, defibrillatore, misuratore per la pressione – messi tardivamente a disposizione. Eppure, Maradona avrebbe dovuto avere un altro tipo di assistenza. «Gli davano farmaci che aggravavano la cardiopatia», ha ammesso Almiron.
LA REAZIONE
Al temine delle dieci ore di interrogatorio, l’infermiera Madrid ha ammesso di aver reso false dichiarazioni a novembre, quando venne ascoltata per la prima volta dai magistrati, ad esempio sulla ferma opposizione del celebre paziente ad essere assistito: Maradona non era un suicida, avrebbe accettato quel supporto medico che invece – lo confermano l’inchiesta della magistratura, la perizia dei medici e, ora, le testimonianze di due indagati – è stato negato. «Avverto il dovere di raccontare la verità, non ho partecipato ad alcun piano criminale». Sì, perché l’accusa dei magistrati è che quello staff medico abbia agito in maniera criminale, non prestando le doverose cure.
Come accade in tutti i momenti di questa straziante storia che viene vissuta soprattutto davanti alle telecamere e sui social, spesso senza alcun rispetto per la figura di Diego, vi è stata la reazione di una delle figlie del campione, Gianinna, ex compagna del Kun Aguero e recentemente legata all’ex attaccante della Roma Osvaldo. La secondogenita di Maradona e Claudia Villafane ha postato una tenera immagine accanto al padre sul prato del centro sportivo Paradiso, il vecchio campo di allenamento del Napoli. E ha attaccato duramente quei medici e quegli infermieri, dopo aver letto le parole di Almiron e Madrid: «Perché loro vivono e tu (il padre, ndr) no? Perché loro si godono i figli e tu no? Sento di nuovo impotenza, rabbia, odio. Vorrei sputare in faccia a tutti. E vorrei dormire quel 28 giugno». È il giorno in cui si completeranno gli interrogatori degli indagati, con l’inquietante dottor Luque davanti ai pm.
F. De Luca (Il Mattino)