Superlega: Uefa-ribelli, siamo alla resa dei conti. Squalifica sì, ma non subito
Questa settimana potrebbe rivelarsi decisiva nella contesa tra l’UEFA e i club (Juventus, Real, Barcellona) rimasti ancorati al progetto Super Lega. Stando alle roboanti dichiarazioni di Ceferin i “ribelli” potrebbero subire sanzioni durissime, inclusa la squalifica dalle coppe.
Quanto è realistico tale scenario e quali conseguenze possiamo attenderci?
Da un lato c’è il procedimento aperto per potenziali violazioni “del quadro giuridico UEFA” ai sensi del Regolamento Disciplinare. Dall’altro, una sentenza del Tribunale commerciale di Madrid (competente per territorio avendo la Super Lega sede in Spagna) che vieta all’UEFA qualsiasi azione o sanzione, concreta o paventata, a carico di club e tesserati. Una sentenza importante, notificata a UEFA e FIFA dalla corte iberica giorni fa, come rivelato da El Confidencial. Sebbene il procedimento UEFA segua il classico iter della giustizia sportiva ed ogni previsione sia ardua per l’assenza di precedenti specifici, i rumors evocano sanzioni sicure. Difficilmente l’UEFA recederà dall’applicazione di squalifiche, almeno per un anno (due secondo i pessimisti) da tutte le competizioni europee, oltre a multe milionarie. La versione soft prevede almeno sanzioni pecuniarie poiché sembra impossibile che tutto si concluda in nulla. I club ricorrerebbero agli altri due gradi di giustizia sportiva: la corte d’appello UEFA (il cui esito sarebbe scontato) e il TAS di Losanna che potrebbe annullare le condanne ritenendole sproporzionate rispetto agli obiettivi sportivi dell’Associazione. In tal caso, la palla tornerebbe a un nuovo giudizio dell’organo disciplinare UEFA che dovrebbe tenerne conto, come già accaduto in molti casi. Nella situazione attuale i legittimi dubbi riguardano, anzitutto, la natura delle presunte violazioni. Quale misfatto hanno concretamente compiuto gli organizzatori della Super Lega? Nessun regolamento è stato realmente infranto perché nessun torneo è stato effettivamente disputato. Secondo i difensori del progetto si condannerebbe un’idea, una dichiarazione, un’intenzione. Ancorché in tema probatorio la giustizia sportiva segua logiche molto più ampie di quella ordinaria, la sproporzione tra atti e sanzioni sarebbe difficile da negare.
Ma un altro aspetto rende poi questo caso del tutto peculiare.
Punendo Juve, Real e Barca i componenti del collegio UEFA potrebbero trovarsi a violare una disposizione precisa di un tribunale ordinario, con le relative sanzioni (anche personali) di natura civile per i danni eventualmente arrecati e di natura penale per il possibile ostacolo alla giustizia. Situazione del tutto nuova che potrebbe minare il caposaldo dell’autonomia su cui si regge la giustizia sportiva: un grosso rischio per UEFA e federazioni.
Contro la sentenza di Madrid l’UEFA può ricorrere entro 20 giorni dalla notifica ma con due risultati quasi certi: trovarsi al cospetto di un interlocutore a cui intende negare pari dignità (la Super Lega) nell’aula di un tribunale già pronunciatosi a suo favore e subire una richiesta di rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia UE, il cui orientamento in tema di monopoli è abbastanza noto. Tra l’altro, in un precedente simile, la federazione internazionale di pattinaggio sul ghiaccio fu sanzionata in sede europea per aver impedito a due atleti di partecipare a una competizione esterna.
Volendo ipotizzare uno scenario plausibile: quasi certamente Juve, Real e Barca saranno punite (probabilmente con squalifica) ma difficilmente salteranno la Champions League 2021/22. Pare infatti scontato che le eventuali squalifiche rimangano sospese in attesa di completare i vari gradi di giustizia sportiva ma, soprattutto, il giudizio alla Corte Europea che prevede tempi lunghi, anche qualche anno. Data la risonanza del caso e la procedura d’urgenza richiesta, pare lecito attendersi un orizzonte di 6-12 mesi. Comunque, incompatibile con la prossima stagione sportiva.
Cosa potrebbe decidere la Corte UE? La sentenza di Madrid fa esplicito richiamo agli articoli 101 e 102 del Trattato sul Funzionamento dell’UE (TFUE) cioè le norme che vietano accordi tra imprese tali da restringere la concorrenza nel mercato interno e che puniscono l’abuso di posizioni dominanti. Secondo il tribunale, l’esclusiva UEFA-FIFA nell’organizzazione di competizioni calcistiche potrebbe limitare vari diritti: libera prestazione di servizi (art. 56), libera circolazione dei lavoratori (art. 45), libertà di stabilimento (art. 49) e libertà di circolazione dei capitali (art. 63). Se il massimo organo di giustizia europea ritenesse la posizione UEFA incompatibile con questi principi, l’intero assetto regolamentare del calcio europeo ne uscirebbe stravolto. Naturalmente tutto ciò non è scontato: la Corte potrebbe includere l’organizzazione del calcio tra quegli accordi tra imprese che “contribuiscono a migliorare la produzione e distribuzione dei prodotti” ritenendola così non dannosa per il mercato interno. In tal caso, sarebbe più facile opporsi alla sentenza del tribunale di Madrid che pure costituisce un macigno giuridico pesante da spostare. In settimana potrebbe dunque consumarsi il primo atto di una guerra che si annuncia lunga e controversa.
A cura di Alessandro F. Giudice (C dS)