Torna in piazza la follia ultrà a Roma sassaiola, cariche e trenta fermati
La festa dei laziali per dare la carica alla squadra prima del derby si trasforma in un pomeriggio di guerriglia urbana a Ponte Milvio. Lancio di bottiglie, fumogeni e petardi contro la polizia. Il fuggi fuggi generale, i blindati che si muovono, gli uomini del Reparto Mobile che avanzano in tenuta antisommossa, manganelli alla mano. Le mamme che trascinano via i bambini spaventati, i negozianti che abbassano le saracinesche, chiudono le porte e si barricano dentro, gli operatori del mercatino sull’argine del Tevere quasi travolti. La piazza della movida e degli aperitivi nel giro di un quarto d’ora, a pochi minuti dalle 18,30, diventa il teatro di cariche di alleggerimento da parte della polizia,mentre gli ultras rovesciano i cassonetti a terra per farsi scudo e l’asfalto diventa un tappeto di vetri rotti. Trenta i fermati la cui posizione ora è al vaglio della Digos che visionerà anche le immagini delle telecamere, alla ricerca anche di daspati; un tifoso, Manuel Gioia, pluridaspato e con precedenti specifici è stato arrestato e un altro denunciato. Questo il bilancio quando torna la calma e i tifosi sono pressoché dispersi, pronti a mettersi davanti alla tv per la partita delle 20,45.
GLI STRISCIONI
Sebbene il match dell’Olimpico fosse ancora senza pubblico per l’emergenza Covid, la follia ultras non si è fermata. E nella notte qualche avvisaglia c’era stata: due striscioni erano apparsi sui ponti della Capitale. Il primo con la scritta enigmatica “Nel nome di Roman” echeggiante a un movimento di tifosi giallorossi che però si chiama “nel nome di Roma”, l’altro più esplicito contro il neo allenatore della Roma Mourinho: «Ieri il Tottenham, oggi la Roma domani il Maccabi», un messaggio spiccatamente antisemita. Ieri verso le 15 erano in 500 radunati a Ponte Milvio: una festa di cori tra lo sventolio di bandiere, anche quella immancabile che ricorda il Diablo, il capo degli Irriducibili Fabrizio Piscitelli ucciso due anni fa. In tanti a saltare, tra baci e saluti (anche romani). Pieni i locali che servono drink e birra. Intorno ai tifosi anche tante famiglie e comitive di giovanissimi che pregustano l’aperitivo dopo giorni di restrizioni. Il numero dei tifosi aumenta. Accendono fumogeni e ogni tanto esplode qualche “bombone” tra le auto che ancora continuano a passare seppure la carreggiata sia sempre più ristretta per la presenza dei ragazzi. Di distanze di sicurezza anti-Covid neanche a parlarne, le mascherine abbassate. Ed è quando, improvvisamente, i tifosi cominciano a muoversi in corteo verso lo stadio imboccando il lungotevere che gli agenti decidono di intervenire. I tifosi vengono intercettati e respinti. I laziali indietreggiano, mentre il grosso si dilegua, i più agguerriti raccolgono da terra bottiglie, sassi e tutto quello che trovano a tiro e lo scagliano contro i poliziotti. Anche un autobus dell’Atac viene colpito dal lancio di oggetti. Scoppiano bombe carta. Qualche minuto di calma e poi si ricomincia in piazza.Sino a un’altra carica ai piedi di una chiesa.
A cura di Alessia Marani (Il Mattino)